martedì 7 luglio 2015

A Gragnano un incendio in pieno centro, probabile origine dolosa

La scorsa notte un incendio ha colpito un automezzo e due autovetture in pieno centro a Gragnano. Le prime indiscrezioni delle indagini parlano di matrice dolosa, notizia ancora da ufficializzare. Per il momento quindi meglio non dare nulla per scontato, salvo riflessioni personali scortate dall'uso del "modo" condizionale.
Se la combustione fosse davvero dolosa gli scenari potrebbero essere stati diversi ma, presubilmente, l'origine unica: la longa manus della malavita locale che da sempre controlla, o cerca di controllare, le luminarie e le altre attività connesse alle feste patronali. Un piccola fetta di diverse migliaia di euro che fa gola, non per altro per questioni di cd. "territorialità". Una storia che mi ha fatto ricordare altre vicende made in Gragnano. In primo luogo ho ricordato "il saluto di presta libertà" che proprio durante la festa del Carmine di qualche anno fa il noto neomelodico R.Miraggio dedicava a Nicola Carfora, capo paranza gragnanese, condannato all'ergastolo, in via definitiva, per l’omicidio dell’imprenditore Michele Cavaliere, colpevole di non essersi voluto piegare alla infame legge del racket. Poi ho ricordato le intercettazioni del clan Di Martino (padre e figlio) con oggetto brogli elettorali e controllo del territorio, tral'altro citando anche il nome di tale Serrapica Michele ( che pare sia stato anche sindaco di Gragnano), ma questi sono dettagli. Poi ho ricordato che Gragnano vanta il primato per aver dato i natali ad uno dei pochi politici di caratura nazionale ( ad oggi se non sbaglio l’unico in Campania) ad essere stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa (in Italia si sa, non è facile che un processo porti a tanto). Ho ricordato che il consiglio comunale precedente a quello attuale (sempre se non sbaglio) è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche. Ho ricordato la storia delle piantagioni di canapa, dei relativi maxi sequestri e delle montagne off-limits. Ho pensato alla sparatoria a via Roma, sempre in pieno centro città, di qualche settimana fa, con tanto di gambizzazione. Ho ricordato l’agguato al boss Gennaro Chierchia di qualche anno fa, sempre in pieno centro, in una pasticceria, stile film gangster americano o telefilm nostrani, però di quelli fatti bene che diventano anche “tormentone”, per la buona pace delle coscienze. Ho pensato alla relazione della commissione prefettizia d’accesso che parlava di: “collegamenti diretti tra componenti dell’amministrazione gragnanese, dipendenti comunali e la criminalità organizzata”. Ho ricordato l'ultima relazione della Dia che parla di clan ancora molto attivi nella zona stabiese-monti Lattari. Ho ricordato l’esplosione di un supermercato a Castellammare, qualche mese fa sempre in pieno centro e ripensandoci per bene, negli attuali, e social mediatici, commenti dei “gragnanesi doc” ho rivisto, identici, quelli degli “stabiesi doc”. Abbasso la camorra, viva la legalità. "La camorra esiste ancora, va combattuta". Lo sdegno è tanto peccato che durerà poco, peccato che è "fomentato" da pochi. Ancor più peccato è l'avere la memoria corta, soprattutto alle urne. Ci sarebbe tanto e tanto da ricordare, a cominciare dalle quotidiane incoerenze sociali, culturali ed elettorali del "gragnanese doc medio" di turno. Ma si sa, il paese è piccolo (30 mila abitanti, al 314° posto in Italia per numero di abitanti, mica son proprio così pochi) tutti si conoscono. Ma ora meglio smetterla di ricordare, per la buona pace di tutti, a partire dalla mia coscienza, colpevole, più o meno, come quella di tutti gli altri compaesani doc di un paese in cui nessuno è moralmente vergine, nemmeno i bambini.

lunedì 6 luglio 2015

A Favignana chi inquina accusa, chi denuncia è mascariato

A Favignana si celebrano gli indagati e finiscono sotto accusa coloro i quali si occupano di ambiente e lotta a Cosa nostra.

 
Estratto da "Trapani e quell'antimanfia che finisce sempre sotto attacco"
in www.antimafiaduemila.com
di Rino Giacalone

Non ce ne vorrà il sindaco delle Egadi Giuseppe Pagoto che ogni giorno ce la mette tutta perchè dell'arcipelago si parli sempre bene e sforna continui comunicati stampa in tal senso. Non ce ne vorrà perchè sulla bellezza e sul fascino delle tre isole che stanno dirimpetto Trapani, Favignana, Levanzo e Marettimo, senza dubbio conveniamo perchè sono indubbiamente tra i "pezzi" più belli che la nostra Sicilia può mettere in mostra senza tema di smentita. Ma al solito è proprio sulle cose più belle che il malaffare, di qualunque genere, è pronto a mettere le mani. E chiudere gli occhi o comportarsi come fa lo struzzo significa finire con il dare una mano ai peggiori delinquenti. A Favignana sta accadendo questo da qualche tempo. Dopo l'”epopea” finita malamente di quel sindaco che non potendosi ricandidare candidò alle ultime elezioni la moglie, adesso sembra che le cose si stanno a tornare mettere male per l'amministrazione favignanese. Nel senso che dinanzi all'esplodere di alcuni scandali si è creata quasi una fase attendista invece che scegliere quella interventista, per smarcarsi subito e schierarsi. Lo racconta un consigliere comunale, Michele Rallo: “In questo momento a Favignana - dice - non è facile prendere delle posizioni, uscire allo scoperto, tanto più se sei un consigliere comunale sulla bocca di tutti, oppure porti con te dei valori con le rispettive associazioni di cui sei un attivista”. Facciamo parlare Rallo non a caso. Giorni addietro il suo nome è finito stampato sulla lettera di dimissioni da consigliere firmata da Ippolita Sammartano. Lei, indagata per abusivismo e violazione delle normi ambientali, indagata in buona compagnia, quella dell’imprenditore edile Salvatore Di Girolamo, che nel 2008 finì arrestato e condannato nell’ambito delle indagini su appalti pilotati e mazzette, ha scritto le sue dimissioni prendendo di petto Michele Rallo, accusandolo di aver fatto la “spia”. Ippolita Sammartano e Salvatore Di Girolamo sono indagati per avere violato le norme di tutela ambientale per sistemare la spiaggia del villaggio turistico approdo di Ulisse, dove la Sammartano è direttore. Sembra essere questa la punta di un iceberg, di uno scandalo che potrebbe scuotere l’isola per via soprattutto del coinvolgimento dell’imprenditore Di Girolamo. Invece? Invece non accade nulla, o meglio qualcosa c’è stato. Da quel giorno in poi, dopo che il Consiglio comunale ha scelto la via del silenzio sulle dimissioni della Ippolito Sammartano, per le stradine dell’isola si è cominciato a sentir raccontare di tutto, ovviamente i più contro il consigliere Rallo. Poi profittando di una sua assenza prolungata dall’isola, la scena criminale è stata bella e descritta. “Michele Rallo è stato arrestato, è agli arresti domiciliari, ha fatto brutte cose quale dipendente di una banca”. Nelle stesse giornate qualcuno è andato a Punta Sottile dove in una villetta sequestrata Libera ha sistemato il proprio presidio di Favignana, Michele Rallo è un’attivista di Libera, ebbene ha preso una bandiera di Libera, l’ha spezzata e l’ha gettata su un braciere per fortuna spento. “La lettera con la quale la Sammartano si è dimessa da consigliere - evidenzia Rallo - è diventata nel giro di pochissimi giorni il segreto di pulcinella. Non si legge in consiglio comunale per una questione di delicatezza, ma tutto il paese ne ha una copia o ne conosce i contenuti. E l’accusato sono io”. Rallo ha deciso di querelare. “Si è scelto il silenzio su una vicenda grave per il coinvolgimento di un soggetto conosciuto da tutti a Favignana, è uno che si sa dare da fare, uno che acchiappa tutto quello che si può fare, costi quel che costi. Lavori privati ma anche lavori pubblici, c'è sempre la sua presenza che sovraintende, che opera facendo muovere una rete di interessi, anche in quei lavori dove il suo nome non figura”. Michele Rallo non molla e coglie al volo l’occasione per incoraggiare i suoi concittadini: “A Favignana si percepisce la presenza di una camera di compensazione nota a pochi soggetti ma questa indagine condotta dagli investigatori della sezione di pg della Forestale mi fa capire e ci fa capire che è arrivato anche il momento che le persone di buona volontà, le persone per bene non abbiano più paura o timore di affrontare questo status quo, possono uscire allo scoperto a testa alta, perchè ci sono altrettante persone di buona volontà, su tutta la magistratura, le forze dell'ordine, alcune parti delle istituzioni e la società civile che si stanno adoperando a fin che tutto questo venga a terminare”. Michele Rallo lancia le sue parole, mentre arriva l’ennesimo comunicato stampa del Comune, dove si pubblicizzano al solito tante belle cose, ma forse per il sindaco è arrivato il momento di dire la sua su quello che sta accadendo. Non è bello vedere l’impegno sociale contro i deturpatori dell’ambiente, i sostenitori della legalità, contro ogni forma di mafia, finire calpestato da bugie e… silenzi.

*Mascariare in siciliano significa "tingere con il carbone" nel senso di sporcare, imbrattare la reputazione di una persona.

mercoledì 1 luglio 2015

Farabutto fu lo zelo della Soprintendenza, via da Palazzo Reale le foto delle vittime di camorra

La Soprintendenza ha ordinato la rimozione delle foto delle vittime innocenti delle stragi e della camorra dalla facciata della Reggia alla scadenza dei termini dell’iniziativa, senza dare alcun preavviso né comunicazione.

                           Zelo farabutto o secondi fini?








"NONINVANO" è il titolo del progetto di sensibilizzazione sul tema delle vittime innocenti della criminalità promosso dalla Fondazione Polis della Regione Campania, da Libera e dal Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità.
106 foto di vittime per fare memoria dei 335 innocenti uccisi dalla violenza criminale in Campania, ma soprattutto per affermare attraverso i loro volti che queste stesse vittime non sono morte invano. Le immagini sono affisse nella città di Napoli all'esterno delle facciate del Palazzo della Regione Campania, in via Santa Lucia, via Raffaele De Cesare, via Generale Orsini e via Marino Turchi e all'esterno della facciata di Palazzo Reale in piazza del Plebiscito. 
«Riteniamo sinceramente incomprensibile l’operato della Sovrintendenza in merito alla rimozione delle foto delle nostre vittime da Palazzo Reale». Così il presidente del Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità Alfredo Avella commenta la disinstallazione della mostra #NONINVANO, promossa dalla Fondazione Polis insieme allo stesso Coordinamento e all’associazione Libera.
106 foto «Le 106 foto affisse sulla facciata di Palazzo Reale hanno rappresentato non solo un forte richiamo al senso della memoria degli innocenti uccisi dalla violenza criminale, ma soprattutto un monito per istituzioni e cittadini, spesso distratti, sull’importanza della legalità quale fattore prioritario di crescita del territorio», continua Avella.
Volti accartocciati a terra»
«Vedere i volti dei nostri cari accartocciati a terra come se si trattasse di banalissimi e insignificanti manifesti pubblicitari ci ha fatto male, molto male. In questo modo è stato calpestato non solo il loro ricordo e il senso profondo del loro sacrificio, ma anche l’impegno di noi familiari, che nonostante tutto continuiamo a credere nel riscatto del nostro territorio».
Singolare «intransigenza della Soprintendenza»
«Inopportuna e ingiusta ci appare l’intransigenza della Sovrintendenza, nonostante la tempestiva comunicazione. Ne censuriamo fortemente il gesto, al di la delle ragioni che hanno portato a tale scelta. L’atteggiamento offensivo e la scarsa sensibilità dimostrata non possono non lasciarci perplessi e basiti di fronte al forte degrado e all’abbandono in cui versa il patrimonio artistico napoletano», rammaricato aggiunge il presidente del coordinamento. «Adesso non è ‘vuota’ solo la facciata di Palazzo Reale, è certamente più ‘vuota’ tutta la città di Napoli, in modo particolare quella che lotta per la legalità e la giustizia», conclude Avella.

 «In realtà – spiega Paolo Siani, presidente di Polis – la Soprintendenza ci aveva detto che i pannelli sarebbero rimasti per circa due mesi. Ma non c'è mai stato nessun accordo scritto. Quello che ci addolora è che con quelle foto avevamo inaugurato un nuovo modo di fare impegno civile per risvegliare le coscienze e dire ai cittadini "questi sono volti di vittime da non dimenticare".
Ora dove le metteremo? Per adesso sono nei locali della nostra sede, ma non possiamo certo riporle in un cassetto». Tra i 106 volti delle vittime ve ne sono tanti che la maggior parte della gente comune ignora: Simonetta Lamberti, uccisa a Cava dei Tirreni nel 1982 a soli 10 anni da un commando killer che voleva ammazzare il padre, il giudice Alfonso Lamberti e che proprio ieri ha visto confermata la pena di 30 anni per uno dei sicari; Federica Taglialatela, 12 anni, di Ischia, una delle vittime della strage del Rapido 904; Daniele Del Core, 18 anni, ucciso nel 2006 per aver difeso un amico; Gianluca Cimminiello, tatuatore di 31 anni di Casavatore ammazzato per vendetta nel 2010; Gelsomina Verde, barbaramente trucidata nel 2004 durante la faida di Scampia; Matilde Sorrentino, 49 anni, assassinata sull'uscio di casa nel 2004 per aver difeso i bambini di una scuola (tra cui suo figlio) da una banda di pedofili a Torre Annunziata e tanti altri nomi che ancora attendono giustizia e verità.
Il progetto «Noninvano» ha, infatti, lo scopo di sensibilizzare sul tema promosso da Polis, Libera e Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità e fare memoria di quei martiri le cui vite sono state interrotte dalla violenza criminale. Una campagna che esprime il senso della memoria e dell'impegno sociale che caratterizza i familiari delle vittime, quotidianamente attivi nel diffondere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile, per testimoniare che i loro cari sono stati uccisi «noninvano». «Quei volti sono simbolo di vita, non di morte – dice Pasquale Scherillo, referente di Libera Sport e presidente dell'Associazione intitolata al fratello Dario, ucciso per errore nel 2004 a 26 anni a Casavatore – . Tutti sorridenti in queste foto, sono una cicatrice sanguinante della nostra città e Napoli non si deve vergognare di loro, ma si deve dare forza perchè da quei volti nascono realtà e lotte sane contro la camorra. È proprio la condivisione con gente estranea ai fatti, che non sa, che non conosce, che serve a far aprire gli occhi e a cercare di comprendere un mondo apparentemente lontano». Intanto l'appello di Siani è diretto: «Siamo in contatto con la Reggia di Caserta che dovrebbe esporre le foto su ponteggi liberi. Ma invito le istituzioni locali, in primis il Comune di Napoli, a farsi avanti per dare una casa a questa mostra». Un'idea? «Castel dell'Ovo o i porticati del Plebiscito. La gente ha risposto bene all'iniziativa, abbiamo anche raccolto in una serie di interviste». Un dubbio tuttavia si affaccia sullo sfratto del progetto «Noninvano»: che abbia dovuto far posto al concerto de Il Volo previsto per sabato 4 luglio?

In corrieredelmezzogiorno.it http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/15_luglio_01/vittime-innocenti-clan-familiari-dolorosa-offensiva-rimozione-nostri-cari-palazzo-reale-foto-d8c01e16-200d-11e5-9999-d324b7d1d245.shtml

 In Corriere del Mezzogiorno del 1 luglio 2015 pag 4 
In IlMattino.it
http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/napoli-mostra-plebiscito-clan/notizie/1440706.shtml







sabato 27 giugno 2015

Si ribellò al pizzo e fu ucciso dai casalesi. Il ricordo di Mario Diana

 In Repubblica.it 
di Raffaele Sardo
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/06/27/news/si_ribello_al_pizzo_e_fu_ucciso_dai_casalesi_il_ricordo_di_mario_diana-117840258/

Due colpi di un fucile semiautomatico calibro 12. Il primo lo raggiunge al torace. L'altro alla tempia quando è già a terra ferito. E' la mattina del  26 giugno del 1985, trent'anni fa. Mario Diana, piccolo imprenditore del settore dei trasporti, 49 anni, viene ucciso nella piazza di Casapesenna, davanti all'ingresso del "Bar Oreste", pochi attimi prima di varcare la soglia  dell'esercizio pubblico. A sparare, un commando di killer della camorra casalese, composta da un giovanissimo Antonio Iovine, Giuseppe Quadrano (il killer di Don Peppe Diana) e Dario De Simone. Oggi tutti collaboratori di giustizia. Mario Diana doveva pagare il suo rifiuto di sottostare al pizzo imposto dai clan. Il suo gesto poteva essere contagioso.

Il coraggioso imprenditore di Casapesenna, è stato ricordato con una messa in suffragio celebrata dal Vescovo di Caserta, monsignor Giovanni D'Alise, nella Chiesa Cattedrale, stracolma di gente.  A promuovere la giornata in ricordo di Mario Diana, la famiglia, la  "Fondazione Mario Diana onlus" la "Fondazione Polis", "Libera", e il "Coordinamento Campano dei Familiari delle Vittime Innocenti della criminalità".

"Quel giorno di trent'anni anni fa ancora lo ricordo come se fosse ieri  -  dice con gli occhi lucidi Antonio Diana, uno dei figli di Mario, oggi affermato imprenditore del settore della plastica insieme al fratello gemello Nicola  -  Ricordo  lo smarrimento, la solitudine di quelle prime ore, una società malata che ci aveva tolto un padre, un marito, un fratello. Per vent'anni non abbiamo avuto nessuna risposta sul perché dell'omicidio. Poi è intervenuta la giustizia umana che almeno ha fatto chiarezza sul movente e ha individuati gli assassini materiali".

"Questo nostro fratello imprenditore, ucciso perché ha voluto essere libero  -  ha detto il vescovo di Caserta, monsignor D'Alise, durante l'omelia -  ha sentito di rispondere a Dio nel richiamo della sua coscienza e non si è piegato, pagando con la vita questa sua scelta. Ma è quello che hanno fatto anche i martiri. Hanno pagato con la vita la testimonianza della verità".
In prima fila i quattro figli di Mario Diana,  Teresa, Antonio, Nicola, Luisa e la moglie Antonietta. Tra i banchi tanti familiari di vittime innocenti della camorra,  Augusto di Meo, testimone dell'omicidio di don Diana, i vertici delle forze dell'ordine, esponenti di Confindustria, di Camera di Commercio e tantissimi semplici cittadini.

"Papà ci manca come se fosse il primo giorno  -  dice Nicola Diana -  Ma sono contento perché  il suo sogno, insieme con le sue  idee, è andato avanti e, in parte, è diventato realtà". "Oggi come allora  -  afferma emozionata Teresa Diana, la primogenita - Mi piace ricordarlo con la sua mano che mi stringe come il più  prezioso dei tesori".

La commemorazione di Mario Diana continuerà il 16 luglio alle 21.00, al Belvedere di San Leucio (Caserta), con uno spettacolo gratuito  dell'attore Alessandro Preziosi, che leggerà alcuni brani estratti da "Le Confessioni di Sant'Agostino".

Raccolta differenziata, la Sicilia è ultima. Il 93% dei rifiuti finisce in discarica

in "Il Mattino di Sicilia"
27 giugno 2015


Sicilia ultima regione in Italia per raccolta differenziata pro-capite. Il 93% dei rifiuti viene ancora smaltito in discarica, a fronte di una media nazionale del 37%. Lo si e’ ribadito a Palermo nel corso del convegno “Il sistema di gestione integrata dei rifiuti nel Mezzogiorno”. Secondo Filippo Bernocchi, delegato Anci per energia e rifiuti, tra i relatori, “Una questione di assoluta rilevanza, nel distacco ancora esistente tra Nord e Sud in materia di gestione dei rifiuti, e’ sicuramente la carenza impiantistica nelle regioni del Mezzogiorno”. Cio’, ha rilevato, “comporta un danno per l’ambiente e mette in serio rischio la disponibilita’ di risorse”, mentre si trascura “il potenziale insito nel miglioramento del sistema di gestione integrata e’ anche di tipo economico”. Bernocchi ha fatto il caso della Sicilia, dove i corrispettivi erogati dai Consorzi di filiera del Conai nel 2014, sono solo il 2,48% del totale nazionale. “Se si incrementasse la quantita’ di raccolta, sulla scia delle regioni del Nord, e si riuscisse a raggiungere una totale copertura della popolazione -secondo il delegato Anci- i corrispettivi destinati alla Sicilia raggiungerebbero idealmente il 670%, circa 75 milioni di euro al posto degli attuali 9,8″.

Castellammare - Balneabilità e spiagge, ottime notizie dall'Arpac

Castellammare - Balneabilità e spiagge, ottime notizie dall'Arpac
Sono cinque le aree che hanno ricevuto l'ok.
di Federica Rispoli StabiaChannel.it
 http://www.stabiachannel.it/news/index.asp?idnews=51343#.VY74yXjShqY.facebook







Balneabilità delle acque stabiesi, arrivano buone notizie dall'Arpac. Stando agli ultimi dati pubblicati sul sito dell'Agenzia Regionale, infatti, sono cinque le aree che hanno ricevuto l'ok. Oltre alla zona di Pozzano, infatti, per il secondo anno consecutivo l'Arpac ha dato parere favorevole alla spiaggia di corso Alcide De Gasperi che si trova a pochi metri dal porto turistico di Marina di Stabia e fa parte delle sue concessioni. Già lo scorso anno, però, fu data libera fruizione alla cittadinanza. Si tratta di un'area di nuova classificazione, il punto di prelievo è denominato "Sud Marina di Stabia" e l'area di balneazione va dalla bocca del porto al civico 267 di corso De Gasperi. Classificazione "buona", invece, per l'area di "Santa Maria di Pozzano" che va dal Cral militare a Porto Carello. Tre aree, infine, hanno ricevuto la classificazione "eccellente": "Arenile Pennella" (da Corderia a Cral militare), "Bagni di Pozzano" (da Porto Carello al km 12.500 della strada statale sorrentina) e "Cava di Pietra" (dal km 12.500 della strada statale sorrentina a Punta Orlando).

Francesco Schettino: "Sono un pirata ed un signore"

di Marianna Di Nola
Il Gazzettinovesuviano.it
http://www.ilgazzettinovesuviano.com/2015/06/27/francesco-schettino-sono-un-pirata-e-un-signore/

Manco il tempo di scriverne una recensione, manco il tempo di leggerlo, che il libro di Francesco Schettino fa già parlare di sé.
Presentato in settimana a Meta di Sorrento, il tomo terrà impegnati lettori, curiosi per tutta l’estate. Alla modica cifra di 19,00 €, potremo avere tra le mani la versione di Barney, l’uomo che non ricordava di aver fatto cosa o ricordava di non aver fatto cosa.
Ebbene, il comandante della Costa Concordia, che più di due anni fa affondò la nave da crociera e con essa 32 vite, ha scritto un libro, “Le verità sommerse”, con l’ausilio della giornalista Vittoriana Abate.
Sarà stata la dedica, “a chi colpito negli affetti, perché merita di sapere la verità”, sarà stato il preambolo, “rifarei tutto, con coscienza”, sarà che fino alla condanna definitiva si è tutti innocenti, o non colpevoli, e liberi di avere una propria verità, sta di fatto che del libro se ne parla e scrive ovunque. Non tanto per il fatto che Schettino abbai scritto un libro, ormai tutti scrivono autobiografie pur non avendola una vita di cui raccontare, ma per le parole che l’ex comandante ha usato per accompagnare la presentazione dell’elaborato. Condannato dal Tribunale di Grosseto a 16 anni di reclusione per naufragio colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose, abbandono di nave e di incapaci (ho dimenticato qualcosa?), l’ex comandante ci ha abituati a strambezze, basti ricordare la sua persona, ma forse personaggio, scelta per rilanciare il turismo, per tenere lezioni universitarie sulla “gestione del panico”.
Più che la necessità di diffondere il vero, pare una trovata mediatica. Più che verità sommerse, se si è detentori della verità, sarebbe stato forse opportuno titolare il libro “Le bugie galleggianti”?

E' estate.E state tranquilli, farà caldo. Come sempre

di Carlo Avvisati

venerdì 26 giugno 2015

Cilento centro dell'Europa, 35 giovani a Rofrano per parlare di sviluppo rurale

 In www.giornaledelcilento.it del 26.06.2015
http://www.giornaledelcilento.it


Trasformare una presunta periferia del Cilento, in crocevia di Europa. E’ la sfida che l’associazione Connect persegue mediante lo scambio culturale giovanile 'To (be)lieve or not to (be)leave?'. Ben 35 ragazzi, in rappresentanza di cinque Paesi europei – Albania, Croazia, Portogallo e Serbia, oltre all’Italia – si sono radunati a Rofrano per sperimentare e condividere esperienze, azioni e soluzioni sul tema dello sviluppo rurale. Un’iniziativa di dimensione europea, che realizza un progetto vagliato dall’Agenzia nazionale giovani e finanziato nell’ambito del programma “Erasmus+: Gioventù in Azione”. A partire dal 20 giugno, per dieci giorni, i giovani partecipanti sono chiamati a condividere profondamente la vita della Comunità locale, osservandone le peculiarità ed esaminandone punti di forza e di debolezza, al fine di recepire fattori di crescita individuale e sociale.
Il programma formativo si articola in una sequenza di attività interattive ispirate ai principi dell’educazione non formale. Si propone di realizzare un apprendimento pratico (learning by doing) e condiviso, diretto a alla riflessione e allo sviluppo di competenze sociali, al fine di proporre soluzioni creative per lo sviluppo delle comunità rurali, che culmineranno in uno spettacolo finale di teatro forum. La performance teatrale, organizzata dagli stessi giovani stranieri e locali, si svolgerà, nella serata di domenica 28 giugno, tra i suggestivi scenari del borgo cilentano, a suggellare la compartecipazione e lo scambio di esperienze emblematiche, coerenti con i valori europei.
La tradizione inaugurata dal Comune, nel 2011, si rinnova, rafforzandosi grazie all’azione dell’Associazione Connect, dinamica e qualificata organizzazione con sede a Vasto, forte di una riconosciuta levatura internazionale e di un articolato curriculum progettuale nell’ambito delle politiche giovanili europee, arricchendosi di nuovi contenuti riconducibili al teatro sociale. Si tratta, infatti, per il Borgo cilentano del quarto scambio culturale giovanile. Un’esperienza che si pone come un modello di sviluppo rurale. L’inclusione, la cooperazione, la solidarietà, la coesione sociale rappresentano antidoti formidabili avverso spopolamento, suscettibili di essere innescati e consolidati a partire dalle risorse umane locali, attivando processi virtuosi di crescita endogena.
«Siamo fieri che il progetto sia stato premiato. spiega Desiree Pelliccia, 27 anni, presidentessa associazione Connect, project manager e formatrice di teatro sociale - Esso declina in maniera originale i nostri principi sociali, applicandosi ad una realtà complessa, affascinante e volitiva qual è il Cilento interno. Lo scopo é praticare sviluppo rurale, rappresentando i progetti e sogni dei giovani per il proprio territorio, alimentando la discussione e la partecipazione della comunità locale attraverso la tecnica del teatro forum, una forma artistica tutta da scoprire, che mira a rendere attivo il pubblico, ad inventare "spett-attori", per esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la realtà che essi stessi vivono. Per la buona riuscita dell’iniziativa - ha concluso - si è rivelato importante il contributo del Forum dei Giovani di Rofrano, partner attivo e convinto. Ringraziamo di cuore il Presidente Cavallo e tutti i giovani di Rofrano, padroni di casa. Ringraziamo anche il Comune che ha messo a disposizione della nostra Associazione locali e attrezzature».
«Abbiamo riadattato l’adagio shakesperiano per porre al centro del dibattito politico e civile nazionale, il tema delle aree interne e dello spopolamento, sollecitando una mobilitazione che conti sul protagonismo dei giovani e su uno spirito open mind. - ha detto Toni Viterale, 32 anni, associazione Connect ed ex sindaco di Rofrano - Sono queste le leve irrinunciabili per dare voce al nostro territorio, in tutto il mondo. Rofrano, inspiegabilmente, è stata estromessa dalla Strategia Nazionale per le aree interne, nell’indifferenza di gran parte degli attori politici locali. Un triste e grottesco paradosso, per una Comunità che merita ben altre prerogative e attenzioni. Ricerchiamo e sperimentiamo, così, antidoti contro la piaga dello spopolamento, a partire dalle persone, dalle singole coscienze e dalla loro azione, individuando e realizzando un modello di bio-turismo, suscettibile di essere replicato, fondato sulle relazioni umane e sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare sottoutilizzato, secondo la logica dell’albergo diffuso».
«Ce l’abbiamo fatta, anche questa volta. - ha aggiunto Enrico Elefante, 29 anni, associazione Connect, project manager e facilitatore - Ottenere l’approvazione di un progetto, che sposa ed attua una visione di sviluppo locale richiede competenza e sinergia. Ancora una volta, la presenza dei giovani volontari, pronti a scatenare creatività e innovazione, contribuisce ad accendere le idee e la voglia di crescere e vivere in questo caro angolo di mondo. L’impatto, in termini culturali, sociali, umani ed anche economici è notevole, ve lo posso assicurare». E Ana Jovanovic, 31 anni, presidente di Osmeh, project manager e facilitatrice ha concluso: «L’associazione Osmeh è il partner serbo di questa splendida iniziativa, al pari degli albanesi di Beyond barriers, dei portoghesi di Geoclube e dei croati di Mladi za Marof. Sono fiera di aver contribuito, negli anni, a dimostrare che anche un piccolo centro come Rofrano può offrire opportunità ai giovani europei, raccontandosi al di la dei suoi angusti confini ed ergendosi ad agorà continentale e fucina di idee. Rofrano è stato ed è un laboratorio di confronto e di pace per i giovani balcanici, capaci di sconfiggere i fantasmi della guerra».

 link: /it/25_06_2015_cilento_centro_dell_europa_35_giovani_a_rofrano_per_parlare_di_sviluppo_rurale_30801.html#.VY2GoEZYzQe

giovedì 25 giugno 2015



Gragnano: Un altro tecnico in giunta, De Rosa sostituito da Bernardo
De Rosa: «I modi e i tempi della revoca li ritengo assolutamente errati ed inappropriati»

Il sindaco Cimmino ha revocato Francescopaolo De Rosa dal suo incarico e, salvo colpi di scena, sarà sostituito dall’ingegnere  Michele Bernardo, proveniente da “Gragnano Insieme”, stesso gruppo politico dell’ormai ex assessore alle politiche del lavoro. Praticamente un rimpasto in un bicchier d’acqua e chi parlava del cambio di più assessori si è trovato a dover commentare un mini rimpasto, o meglio, un vero e proprio rimpasto ad personam che finora ha colpito solo De Rosa, reo, secondo le malelingue bene informate, soprattutto di non aver sostenuto, alle regionali, il candidato indicato da un ordine di scuderia della propria maggioranza. Una strategia elettorale quella del De Rosa, sempre che i rumors saranno confermati, che gli è costata la poltrona da assessore, occupata presumibilmente da Bernardo, fino a qualche tempo fa suo fidato alleato nel gruppo di “Gragnano insieme”. Una scelta, quella di revocare l’incarico ad una sola testa, che potrebbe costare caro alla stessa amministrazione, che si inserirebbe un nuovo tecnico, il quale dovrebbe occuparsi dei lavori pubblici in un probabile rimpasto degli incarichi in giunta, ma d’altronde lo farebbe a discapito di un assessore molto apprezzato da una parte consistente della cittadinanza. De Rosa in questi mesi ha aperto le porte del municipio ai cittadini, che hanno trovato in lui la novità di un’amministrazione più disponibile alle loro istanze, un esempio raro dalle parti di via Vittorio Veneto. Importante il ruolo svolto dal De Rosa anche nella partita per il progetto di inserimento occupazionale di “Garanzia Giovani”, che peraltro ha visto il comune di Gragnano come uno dei più attivi in Campania. Di sicuro, dunque, non si tratterebbe di una bocciatura sull’operato e se, a conferma delle malelingue, questa revoca avesse delle motivazioni meramente politiche, pardon elettorali, potrebbe invero trattarsi di un vero e proprio autogol, perché  l’ingresso del Bernardo potrebbe ridurre una già delicata stabilità politica all’interno della maggioranza consiliare. Una situazione che se letta dall’esterno potrebbe sembrare molto meno drastica di quello che sembra: un esponente della stessa compagine politica, “Gragnano insieme”, che ne sostituisce un altro, farebbe in effetti presupporre ad un premeditato e condiviso cambio di poltrone. In realtà è tutt’altro che così, lo strappo è stato forte, anzi fortissimo e basta leggere le  parole dello stesso De Rosa per capirlo: «Fino alle ore 10.30 di domenica 21 Giugno scorso Paolo Cimmino, nonostante i nostri quotidiani incontri presso la sede comunale, mai mi aveva fatto menzione della urgente necessità di una rivisitazione dell’assetto giuntale. Appresa la sua volontà di revocarmi in favore di un altro membro della lista “Gragnano Insieme” di cui sono stato presentatore per la competizione elettorale amministrativa del 2014, sono scattati in me due moti: la delusione personale e al contempo l’orgoglio per aver messo al servizio della collettività una professionalità diversa dalla mia, di cui l’attuale amministrazione riconosce di non poter fare a meno. Detto ciò, i modi e i tempi della decisione li ritengo assolutamente errati ed inappropriati. Sembra che chi ha architettato tale incomprensibile rimpasto ad personam, pur avendo alle spalle una carriera politica ultraventennale, non abbia affatto preso in considerazione lo spartiacque del 26 Giugno 2015, data in cui la Corte di Appello di Napoli è chiamata ad esprimersi sull’ineleggibilità del Cimmino». Lo strappo, anche se negli ultimi giorni era nell’aria, ha lasciato perplessi molti cittadini, a cominciare, ovviamente, dagli stessi simpatizzanti di “Gragnano insieme” che, sull’omonimo gruppo fb, hanno scritto numerosi commenti di solidarietà indirizzati al De Rosa. A dire il vero girerebbe anche un’altra versione dei fatti, più formale e politicamente meno inciuciona: il mini rimpasto sarebbe motivato, in realtà, dalla necessità di inserire un nuovo e più forte tecnico, in attesa di una molto probabile sentenza di ineleggibilità del sindaco che spingerebbe Gragnano sull’orlo di una impasse di potere, la quale necessiterebbe della guida forte di uno staff di tecnici, guidati dal vicesindaco Vitale. In ogni caso se il verdetto di ineleggibilità, sancito in primo grado, venisse confermato, alla rinnovata giunta resterebbero poco più di sei o sette mesi, al netto delle vacanze estive, prima del ritorno alle urne. In questo breve lasso di tempo il pur capace nuovo assessore ai lavori pubblici poco potrebbe fare, salvo l’uso di bacchette magiche. Questa seconda versione sembrerebbe più logica ma meno realistica, come lascia intendere lo stesso De Rosa: «Vista la necessità di ricorrere alle competenze della persona che poi mi ha sostituito, ho suggerito al Cimmino di creare ad hoc lo staff del sindaco tenuto conto che una sua eventuale decadenza non avrebbe inficiato l’organo dello Staff come nei fatti già avviene nel Comune di Salerno in cui, benché De Luca sia decaduto da Sindaco, i membri dello staff da lui nominato sono ancora pienamente operativi. Anche questa soluzione, però, mi è stata respinta. Chiedo a voi cittadini ed elettori: cosa avreste pensato al mio posto ? I Gragnanesi hanno bisogno urgente della competenza tecnica del neoassessore o la cerchia ristretta dei politici ultraventennali che oggi guida l’amministrazione di Gragnano ha bisogno di liberarsi di Francesco De Rosa ? Io ho la mia risposta, voi scegliete la vostra…». Altra questione che potrebbe aprirsi, infine, è quella che concerne il presunto conflitto di interessi che coinvolgerebbe il nuovo assessore Bernardo. La moglie del Bernardo è infatti G.G. ingegnere presso l’azienda edile Edil Gue.So., azienda attualmente in controversia con il comune di Gragnano per l’annosa questione inerente il progetto della villa comunale nell’area dell’ex scalo ferroviario, i cui lavori sono stati sospesi per problemi burocratici. Il comune di Gragnano è stato condannato in primo grado al pagamento di 135 mila euro in favore della Edil Gue.So. azienda in cui la G.G. non sarebbe una semplice impiegata, trattandosi infatti dell’azienda di famiglia. Non sarebbero da escludersi  profili di conflitto d’interesse, considerando che si avrebbe un soggetto cotitolare di un’azienda edile in controversia giudiziale con lo stesso comune di cui il congiunto è assessore ai lavori pubblici, ma questa è un’altra storia…forse.


carmine iovine

martedì 10 marzo 2015

[In memoria di PLACIDO RIZZOTTO, vittima innocente della mafia - ucciso il 10/03/1948 e agli amici corleonesi onesti e liberi che ogni giorno, controvento, testimoniano grande forza e coraggio].

Credo che questa nostra terra, sopratutto di questi tempi, debba trarre spunto dall'esempio semplice di Placido. A lui, e a tutti coloro i quali ci hanno ricordato l'orgoglio di essere geneticamente antimafiosi, dobbiamo ispirarci se vogliamo liberarci da mafia e corruzione che tolgono il fiato alla nostra gente. A lui, e a tutti quelli che Cosa nostra e le altre organizzazioni mafiose hanno vigliaccamente ucciso, siamo debitori e per loro dobbiamo continuare incessantemente la lotta di liberazione da ogni forma di schiavitù, di oppressione, di non-democrazia. Ma tocca ritrovare la via della semplicità, dell'autenticità. Tocca sbracciarsi e piantare i piedi per terra per abbracciare nuovamente quelle zolle che ancora odorano di sangue innocente per non dimenticare quel sacrificio. Bisogna farlo presto e farlo bene e dare risposte concrete alla gente che non riesce più a sopravvivere e che ingrossa le fila del consenso alle mafie che offrono lavoro e risolvono i più elementari problemi. Ci riusciremo soltanto se ritroveremo la forza che ci manca e se sapremo cercarla nella Costituzione, nella Repubblica, nello Stato; proprio come facevano Placido ed i nostri nonni, gente libera. Evviva Corleone, evviva la Sicilia, evviva l'Italia.

Umberto Di Maggio, Libera Sicilia contro le mafie, 10 Marzo 2015


domenica 8 marzo 2015




8 marzo 2015, Gragnano


Un detto, molto saggio, dice che se una donna ti piace davvero lo scopri la mattina, perché, se ti piace appena si sveglia, allora significa che ti piace sul serio.
Volendo forzare un pò la mano con le similitudini, personalmente, considero la Valle dei Mulini come una bella donna trascurata e maltrattata, ma stamattina presto, il giorno della festa della donna, era così...

domenica 22 febbraio 2015


Grotta di San Biagio
focus del prof. D'Angelo
Morto Carmine Schiavone, uno dei pentiti (un altro pezzo da novanta a svelare questi crimini fu il boss Perrella) che ha portato alla ribalta le ecomafie made in Campania ( lo ha fatto fin dai primi anni 90 non solo negli ultimi tempi come può mal pensare l'opinione pubblica nostrana).
Alla fine muiono anche loro con gli occhi chiusi, proprio come muoiono tutti. Chi ha fatto del male su questa terra muore proprio come chi ha fatto del bene o come chi, semplicemente, ha vissuto senza macchia e senza gloria. La Livella azzera tutto, alla fine cancella il buono ed il brutto, il giusto e l'ingiusto, concetti tutti umani, solo umani, d’altronde. Muoiono come stanno morendo decine di persone tra sofferenze atroci nella lotta contro il Brutto male. Donne e uomini, mamme e papà ( non più solo nonni e nonne), lasciano questa vita per mano di malattie fino alla fine invisibili, sempre più crudeli ed inesorabili. Il Brutto male sta colpendo troppe persone e ancora non ci siamo fermati a riflettere, a capire, valutare. Quando capiremo che dobbiamo cambiare le nostre abitudini di vita? E’ vero il singolo individuo può ben poco contro le discariche di rifiuti tossici, gli scarichi nei corsi d’acqua, l’inquinamento elettromagnetico, bituminoso, dell’amianto, della plastica nei mari e l'inquinamento di chi più ne ha più ne metta. Ma porco diavolo dobbiamo cominciare anche dalle piccole cose: dal fumo di sigarette o da un’alimentazione troppo spesso totalmente sbagliata. Qualcuno dice che se il brutto male deve venire, viene lo stesso. Forse è davvero così o forse no come le tante cazzate che si dicono. Ma se anche così fosse, è giunto il momento di responsabilizzarci tutti. Non ci aiuteranno nè padre Pio, nè le tante madonnine disseminate nelle nostre contrade. La tutela ambientale non è una “passione”, le passioni sono le partitelle di calcetto del fine settimana o la cinefilia! L'attivismo e l'informazione su queste tematiche che possono salvare le sorti della nostra specie su questo benedetto Pianeta, non sono passioni ma doveri imprescindibili di ogni individuo. Credetemi se vi dico che la terra sopravviverà al nostro inquinamento, cambierà e si modificherà, anche repentinamente, moriranno altre specie viventi ma il nostro pianeta sopravviverà alla nostra breve, insignificante , dannosa presenza. Dobbiamo agire per salvare noi stessi, non il pianeta!

lunedì 12 gennaio 2015

L' Asharam Santa Caterina chiede il ripristino dell’assessorato alla Pace a Castellammare di Stabia.


Flash mob per la Nonviolenza, Il presidio Libera Asharam Santa Caterina chiede il ripristino dell’assessorato alla Pace a Castellammare di Stabia.
<<Alla luce degli atti terroristici in Francia e del massacro in Nigeria, il presidio di Libera “Asharam Santa Caterina” ha organizzato un flash mob per condannare tali eventi e incentivare la crescita di un movimento cittadino, che promuova una presa di coscienza collettiva verso i valori della Pace e la Nonviolenza. Tante bandiere colorate in villa comunale zona Cassarmonica, vignettiste all’opera ed un’esibizione estemporanea che ha visto anche la simbolica distruzione di un mitra giocattolo ed il lancio di matite. Quello dei volontari dell’ Asharam, che gestiscono una palazzina confiscata alla camorra nel cuore del quartiere Santa Caterina, è un impegno a trecentosessanta gradi: dall’accoglienza ai migranti, alla lotta contro le mafie e le ingiustizie, dalla sensibilizzazione all’uso della bicicletta alla tutela ambientale. La vecchia palazzina, un tempo centro di spaccio dei D’Alessandro, oltre ad essere sede di Libera è anche sede del locale circolo Legambiente e degli Amici della Filangieri. Attualmente l’Asharam ospita venti giovani provenienti dall’Africa, tra essi alcuni nigeriani, la cui numerosa presenza ricorda come quel paese sia in balia della sanguinaria organizzazione terroristica di matrice islamica denominata Boko Haram. Gli organizzatori dell’assembramento pacifista ci tengono a precisare che l’iniziativa non è finalizzata solo a ricordare e condannare gli episodi di Parigi, che hanno colpito al cuore l’Europa, ma anche i tanti altri fatti di violenza che si stanno susseguendo nel mondo: «Forse ora si capirà che l’impegno antimilitarista è quanto mai attuale.
E’ necessario spezzare tutti i fucili: i loro kalashnikov e le “nostre” bombe che insanguinano la Siria, la Libia, l’Iraq e molti altri Paesi del mondo. Contro la spirale guerra/terrorismo/guerra/terrorismo la Nonviolenza è l’unica risposta efficace.Ora è il momento del lutto, perché ancora una volta sono state uccise delle persone utilizzate come simboli. Da domani sarà il momento dell’intelligenza e dell’apertura per non cadere nella trappola della violenza e per costruire una civiltà della convivenza», dichiarano i volontari in un comunicato. Ad ottobre dello scorso anno furono numerosi i giovani dell’Asharam che da Castellammare di Stabia parteciparono alla marcia della Pace di Assisi, quella volta il bus per il viaggio fu messo a disposizione addirittura dal comune di Torre Annunziata, vista l’indifferenza dell’amministrazione stabiese che non rispose alle richieste dei partecipanti. Indifferenza incomprensibile verso tali tematiche universali, e mai scontate, che a quanto pare continua: «E’ triste constatare che una città da sempre legata ai principi della Pace, come Castellammare di Stabia, sia stata privata di una controparte istituzionale come lo storico assessorato alla Pace abrogato dall’ attuale amministrazione comunale. Allo stesso tempo è demoralizzante il fatto che in città si continui a sostenere questi principi solo grazie alla volontà e alla partecipazione dei giovani, i quali, pur provenienti da esperienze politiche e culturali diverse, riescono sempre a trovare momenti di lotta unitaria sui principi della Pace, Nonviolenza e Convivenza», dichi
ara Maurizio Somma, presidente della storica associazione pacifista la “Casa della Pace e della Nonviolenza”, tra gli organizzatori del flash mob. L’attuale amministrazione probabilmente avrà considerato la delega alla Pace, dagli anni Sessanta presente tra le deleghe del governo cittadino stabiese, come un qualcosa di meramente formale, da scrivere sulla carta e al massimo sul sito istituzionale; pertanto un fastidio inutile da eliminare, da abrogare senza pensarci due volte.Non ci sono altre spiegazioni, se non l’intenzionalità in malafede. In ogni caso, chiunque sia stato e per qualsiasi motivo abbia preso fa tale decisione due anni fa, ha commesso un errore imperdonabile ma per fortuna non irrimediabile. E’ ancora possibile ripristinare la delega alla Pace, un atto che resterebbe un qualcosa di meramente formale ma allo stesso tempo, se adeguatamente attivato, fortemente simbolico ed esemplificativo per la cittadinanza.>>