La scorsa notte un incendio ha colpito un automezzo e due autovetture in
pieno centro a Gragnano. Le prime indiscrezioni delle indagini parlano
di matrice dolosa, notizia ancora da ufficializzare. Per il momento
quindi meglio non dare nulla per scontato, salvo riflessioni personali
scortate dall'uso del "modo" condizionale.
Se la combustione fosse
davvero dolosa gli scenari potrebbero essere stati diversi ma,
presubilmente, l'origine unica: la longa manus della malavita locale che
da sempre controlla, o cerca di controllare, le luminarie e le altre
attività connesse alle feste patronali. Un piccola fetta di diverse
migliaia di euro che fa gola, non per altro per questioni di cd.
"territorialità". Una storia che mi ha fatto ricordare altre vicende
made in Gragnano. In primo luogo ho ricordato "il saluto di presta
libertà" che proprio durante la festa del Carmine di qualche anno fa il
noto neomelodico R.Miraggio dedicava a Nicola Carfora, capo paranza
gragnanese, condannato all'ergastolo, in via definitiva, per l’omicidio
dell’imprenditore Michele Cavaliere, colpevole di non essersi voluto
piegare alla infame legge del racket. Poi ho ricordato le
intercettazioni del clan Di Martino (padre e figlio) con oggetto brogli
elettorali e controllo del territorio, tral'altro citando anche il nome
di tale Serrapica Michele ( che pare sia stato anche sindaco di
Gragnano), ma questi sono dettagli. Poi ho ricordato che Gragnano vanta
il primato per aver dato i natali ad uno dei pochi politici di caratura
nazionale ( ad oggi se non sbaglio l’unico in Campania) ad essere stato
condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione
mafiosa (in Italia si sa, non è facile che un processo porti a tanto).
Ho ricordato che il consiglio comunale precedente a quello attuale
(sempre se non sbaglio) è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche.
Ho ricordato la storia delle piantagioni di canapa, dei relativi maxi
sequestri e delle montagne off-limits. Ho pensato alla sparatoria a via
Roma, sempre in pieno centro città, di qualche settimana fa, con tanto
di gambizzazione. Ho ricordato l’agguato al boss Gennaro Chierchia di
qualche anno fa, sempre in pieno centro, in una pasticceria, stile film
gangster americano o telefilm nostrani, però di quelli fatti bene che
diventano anche “tormentone”, per la buona pace delle coscienze. Ho
pensato alla relazione della commissione prefettizia d’accesso che
parlava di: “collegamenti diretti tra componenti dell’amministrazione
gragnanese, dipendenti comunali e la criminalità organizzata”. Ho
ricordato l'ultima relazione della Dia che parla di clan ancora molto
attivi nella zona stabiese-monti Lattari. Ho ricordato l’esplosione di
un supermercato a Castellammare, qualche mese fa sempre in pieno centro e
ripensandoci per bene, negli attuali, e social mediatici, commenti dei
“gragnanesi doc” ho rivisto, identici, quelli degli “stabiesi doc”.
Abbasso la camorra, viva la legalità. "La camorra esiste ancora, va
combattuta". Lo sdegno è tanto peccato che durerà poco, peccato che è
"fomentato" da pochi. Ancor più peccato è l'avere la memoria corta,
soprattutto alle urne. Ci sarebbe tanto e tanto da ricordare, a
cominciare dalle quotidiane incoerenze sociali, culturali ed elettorali
del "gragnanese doc medio" di turno. Ma si sa, il paese è piccolo (30
mila abitanti, al 314° posto in Italia per numero di abitanti, mica son
proprio così pochi) tutti si conoscono. Ma ora meglio smetterla di
ricordare, per la buona pace di tutti, a partire dalla mia coscienza,
colpevole, più o meno, come quella di tutti gli altri compaesani doc di
un paese in cui nessuno è moralmente vergine, nemmeno i bambini.
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