martedì 8 luglio 2014


PROSSIMI APPUNTAMENTI di passione civile tra Gragnano e Stabia

sabato 12-19-26 Luglio dalle ore 16 alle 20: visite guidate gratuite ai reperti dell'antiquarium stabiano presso la Reggia di Quisisana ad opera dei volontari del circolo Legambiente Woodwardia.

domenica 13 luglio dalle 9:30 zona accoglienza zona presepe: "Una foto in valle" gara fotografica presso la Valle dei Mulini di Gragnano organizzata dal comitato " Gli amici della valle dei mulini".

giovedi 17 Luglio dalle ore 15: presso la ciclofficina popolare Raffaele Viviani via Bonito n° 4 Palazzetto del Mare iniziativa  " Un giorno in bici " attività di sensibilizzazione all'uso della bici e della mobilità sostenibile ad opera dei volontari dell'associazione "Gli amici della Filangieri".


lunedì 7 luglio 2014


Sulle questioni ambientali potrei stare ore a parlare esprimendo la mia opinione su cosa si dovrebbe fare e su cosa si non si dovrebbe fare per migliorare le cose.
Dinanzi la "questione migranti" invece non riesco a parlare nemmeno per un secondo, penso che le argomentazioni socio-politiche vanno lasciate ad altri, quelli bravi in queste cose, la questione è troppo ampia e dal sociale si passa alla geopolitica e da questa alla storia, quella vera non quella dei libri studiati nelle nostre scuole. Spero sia la politica a prendere delle soluzioni, magari le migliori possibili.
Nel mio piccolo dinanzi a questa situazione riesco a pensare ad un'unica cosa: l'ospitalità. Quella che i greci chiamavano "Xenia", intesa come convivenza civile.
Abbiamo il dovere morale di ospitare finchè è nelle nostre possibilità.
Abbiamo l'obbligo sociale di condividere nel senso profondo del termine.
Non saprei aggiungere altro.

sabato 5 luglio 2014

MILANO

 Ristorante “solidale” a un euro, Si chiamerà «Ruben», come il contadino della sua infanzia morto di freddo. L’imprenditore: «Ho avuto tanto, ora voglio aiutare gli altri»

Il piede mancino di Brehme il biondo. Il tiro-saetta di Matthäus il duro. E le ossa leggere di Ruben il contadino che abitava in una stalla insieme a due cavalli, dormiva sulla paglia, come armadio aveva tre chiodi piantati nel muro, la domenica finiva in trattoria, un intero pollo arrosto per la fame, un’intera bottiglia di vino rosso per la sbronza di felicità. 
Ruben che morì da barbone senza esserlo; Ruben che diventerà un ristorante per i barboni che non lo sono: papà separati, cinquantenni licenziati, persone schiantate dai debiti, e poi ex carcerati, profughi appena sbarcati, parenti dei malati in trasferta. Il ristorante «Ruben» aprirà a settembre in via Gonin 52. Cinquecento coperti su due turni, dal lunedì al sabato. Via Gonin è periferia sudata e affannata, di tram pieni e parchi sporchi, di facciate di palazzi con le crepe e lunghe chiacchierate sui ballatoi. Il prezzo sarà di 1 euro e i clienti verranno inviati da parrocchie, centri d’ascolto e realtà del volontariato. L’obiettivo sarà accogliere e offrire uno spazio ospitale, lontano dagli stereotipi degli stanzoni dell’emergenza. Non un trucco: piuttosto un tentativo per far ritrovare dignità, fin dall’impatto visivo. E non una soluzione definitiva: permanenza massima di due mesi, perché a un certo punto ci si deve alzare per forza.
Le vite intense, anche quelle ordinate, possono permettersi più amori. E naturalmente escludendo la moglie Ivana e la figlia Valentina, per tacere dell’azienda che a 73 anni dirige lavorando se serve quattordici ore al giorno, Ernesto Pellegrini, di amori, ne ha avuti altri. E s’è comportato di conseguenza. Con quei formidabili campioni tedeschi (c’erano anche Rummenigge e Klinsmann) della sua Inter da presidente, tra il 1984 e il ‘95, ancora si tiene aggiornato. Sms dal telefonino piccolo e datato; sono testi brevi, concisi, di saluto e di domande su come va. Da entrambi le parti è d’obbligo il lei. Anche Ruben fu uno da lei. («Ero ragioniere e per lui me lo meritavo...»). Pellegrini gli intitolerà il ristorante alla memoria, mezzo secolo dopo. Quand’era bambino e ragazzino, in via Bonfadini - di nuovo periferia, distese di terra feconda trasformate in palazzi popolari -, nella cascina che la famiglia Pellegrini divideva in affitto con altre famiglie, c’era un contadino. Ruben, per l’appunto. Arrivava da Cremona. Faticava nei campi: con l’aratro, con la vanga, con le mani. A un certo punto, per far posto a progetti edilizi, la cascina fu abbattuta e la gente cacciata. Agli inquilini (tutti poveri, i Pellegrini erano ortolani) furono date due stanze dove capitava in città. Chi non aveva un alloggio, come Ruben, si dovette arrangiare. Pellegrini aveva vent’anni. Aveva iniziato a lavorare alla Bianchi. Lo stipendio serviva per far quadrare i conti di casa. Però ci pensava, a Ruben. Aveva (e si era) promesso d’aiutarlo. Gli avrebbe trovato un’occupazione e un appartamento. Serviva giusto un attimo di pazienza, si ripeteva, le cose si sarebbero aggiustate. Il tempo di mettere da parte qualche risparmio. Una mattina Pellegrini sfogliò un quotidiano. E lesse il grande titolo: «Barbone muore assiderato nella sua baracca». Era Ruben. Il ristorante è il primo passo della Fondazione Ernesto Pellegrini, nata lo scorso dicembre per volontà del presidente, della signora Ivana, di Valentina e di suo marito Alessandro Ermolli.


Corriere della sera 5 luglio 2014


mercoledì 2 luglio 2014

Il processo Dell'Utri ultimo capitolo

   <<Marcello Dell’Utri per 18 anni, dal ’74 al ’92 è stato il garante “decisivo” dell’accordo tra Silvio Berlusconi e Cosa nostra e “la sistematicità nell’erogazione delle cospicue somme di denaro da Marcello Dell’Utri a Gaetano Cinà sono indicative della ferma volontà di Berlusconi di dare attuazione all’accordo al di là dei mutamenti degli assetti di vertice di Cosa nostra”. Così la Cassazione nelle 74 pagine di motivazioni depositate oggi spiega il perché, lo scorso 9 maggio, ha messo il bollo definitivo sulla condanna a 7 anni di reclusione nei confronti dell’ex senatore di Forza Italia per concorso esterno in associazione mafiosa.>>
Fonte "Il Fatto quotidiano"  1 luglio 2014

<<Marcello Dell'Utri "ha consapevolmente e volontariamente fornito un contributo causale determinante, che senza il suo apporto non si sarebbe verificato, alla conservazione del sodalizio mafioso e alla realizzazione, almeno parziale, del suo programma criminoso volto alla sistematica acquisizione di proventi economici ai fini della sua stessa operatività, del suo rafforzamento e della sua espansione", scrive la prima sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della sentenza. Tale "contributo causale determinante" è stato fornito da Dell'Utri "assicurando un costante canale di collegamento tra i partecipi del patto di protezione stipulato nel 1974" e andato avanti "senza interruzioni" fino al 1992 "e garantendo la continuità dei pagamenti di Silvio Berlusconi in favore degli esponenti dell'associazione mafiosa, in cambio della complessiva protezione da questa accordata all'imprenditore".>>
Fonte Repubblica 1 luglio 2014
 
 







martedì 1 luglio 2014

I figli di Mama Africa nella palazzina confiscata al clan D'Alessandro


Non sanno nemmeno cosa sia Napoli e dove si trovi Castellammare di Stabia. Conosco poco o niente dell'Italia. L'unica cosa che chiedono è di poter connettersi ad internet, accedere a Facebook e contattare amici e parenti in patria.
I venti figli di mamma Africa sono silenziosi,lenti nei movimenti, impacciati, confusi. Vedono il mare dalla finestra e forse pensano al dondolio asfissiante del barcone. Uno di loro chiede una sigaretta, chiedono di poter vedere la partita. La loro Nigeria ha fatto bella figura ai Mondiali, ci tengono a dirlo. Parlano un buon inglese e l'unica parola che usano all'unisono è "Dangerous" per indicare la loro terra quasi a volersi giustificare per il fatto di essere arrivati lì, in quel posto con bandiere della pace, con tante foto di Gandhi e libri di Tolstoj, laddove prima c'era la Camorra.