giovedì 18 dicembre 2014


Corto Circuito, un viaggio tra la gente a Stabia. 




Arriviamo al porto di Napoli dopo circa sei ore di navigazione, tante sono le ore che distanziano Palermo da Napoli.
Incontriamo subito Carlo che ci viene a prendere con la sua auto (non è il suo vero nome), è un amico, un fratello, un giovane poco più che ventenne che quotidianamente si impegna nella sua terra, studente di giurisprudenza, scrive in una testata giornalistica locale.
Mentre facciamo strada verso Castellammare di Stabia, luogo dove staremo durante la nostra permanenza, Carlo ci racconta che proprio in questi giorni in città c'è un gran fremito, ci saranno i "Fucarazzi".
Una tradizione popolare che coinvolge tutti i quartieri della citta di Castellammare di Stabia in una gara a chi farà il falò più grande in onore della Immacolata la notte prima del lunedì di festa. Una tradizione popolare che però può avere dei connotati non proprio del tutto vocati al culto della Immacolata e alla chiesa.
Infatti Carlo ci racconta che il sindaco e la sua amministrazione comunale per evitare falò poco sicuri e incontrollati ha fatto una determina nel quale autorizza i "Fucarazzi" che rispettino dei requisiti minimi di sicurezza, creando un sistema di controllo in tutti i quartieri a rischio con la presenza delle forze dell'ordine, al fine di creare un presidio fisso sino a tarda notte ed evitare incidenti.
Questa situazione ha creato una tensione sociale, dove chi avrebbe fatto il falò anche non autorizzato avrebbe dimostrato il suo potere sulla città.
E chi meglio delle mafie sa approfittare di queste occasioni, speculando sulle tensioni sociali della gente che abita in quartieri difficili.
Il mattino dopo la stampa locale esce nelle prime pagine con questi titoli "IMMACOLATA, PER I FALO' A SCANZANO SASSI E PETARDI CONTRO GLI AGENTI" un'altro quotidiano recita in questo modo "FUCARACCHI, SCANZANO HA VINTO!".
A Scanzano ci siamo andati con Carlo, ci dice che è ancora il quartiere bunker della famiglia D'Alessandro, a reggerlo ora che il Michele D'Alessandro è in carcere si dice che sia la moglie.
Lungo la stretta e unica via di accesso a questo quartiere bunker, Carlo ci riferisce che la stessa strada che stiamo percorrendo è presidiata anche da telecamere che controllano chi entra e chi esce. Qui comandano ancora i D'Alessandro.
Tutto questo sta a significare che i giornali, forse inconsapevoli ci auguriamo, con queste notizie di prima pagina hanno legittimato l'egemonia di Scanzano e della famiglia camorrista che vi abita.
Ancora una volta una festa popolare legata a tradizioni cristiane si trasforma in campo di battaglia per l'affermazione del potere mafioso.
Ma non vogliamo parlare solo di cose spiacevoli, perchè il nostro viaggio tra monnezza e bellissi paesaggi che offre il golfo di Castellammare di Stabia tra il Faito e il Vesuvio, un posto dove anticamente era meta del così nominato "Gran Tour", con i suoi centri termali, le ville archeologiche e le sorgenti d'acqua, il suo porto e il vecchio centro di S. Caterina, era e resta un posto di grande fascino.
Ma questo luogo ha subito un cortocircuito con il terremoto dell'ottanta.
Da quell'anno Napoli e l'intera Campania va in mano alle speculazioni, ai flussi di danari per le ricostruzioni, ai politici "uomini di pietra" che ancora oggi fanno affari e ai guappi di quartiere, diventati mafiosi, camorristi.
Santa Caterina è un quartiere storico di poco più di 2000 abitanti, incastonato tra il porto e il monte Faito. Appena arrivati diamo una mano a Carlo per spegnere un fuoco dato ad un piccolo cumulo di sacchi di munnizza messi al centro della strettissima stradina. Quando arriviamo il fuoco era già acceso, l'aria era irrespirabile, le persone passano indifferenti, quotidianità.
Parliamo con alcune persone del quartiere che si stanno impegnando a rendere questo luogo quello che era prima dell'80. Ci portano a vedere quello che hanno fatto, ripulito le strade, messo le luminarie natalizie, abbellito i muri scrostrati con dei murales. Qui lo stato non esiste, non c'è la scuola, primo presidio di legalità e sviluppo, non c'è una caserma o un presidio comunale, il Comune passa a singhiozzo a prendere i rifiuti, ma non pulisce le strade, e nemmeno gli paga le luminarie, che si sono auto tassati le persone volenterose del quartiere, quelli stanchi, quelli che dicono e mo basta. Ma qui c'è il mondo delle associazioni, dei presidi, dei fari in questo luogo che stanno scuotendo la gente nel loro torpore di indifferenza, c'è l'Asharam, bene sotto confisca dove operano i ragazzi di Legambiente, di Libera, centro di accoglienza e pace per migranti alla ricerca di asilo politico, diventa ogni sera web radio grazie ad un collettivo di giovani. C'è l'associazione buddista Myo, che accoglie tutti e si fa da animatore culturale organizzando serate d'arte vissute all'interno dei cortili del quartiere.
Andiamo a mangiare un boccone, un piatto di salsiccia e friaielli, troviamo una ragazza amica dell'associazione  che ci dice che da stabiese a quarantanni non aveva mai messo piede a Santa Caterina per pregiudizio, ma che adesso si poteva anche andare a vedere la cappella della madonnina. Quella che sorge di fianco alla villa della famiglia Maresca, quelli che comandavano qui.
Adesso si può, ma negli anni '80 e '90 qui era il Far West raccontato dalla penna del giornalista Siani. Qui la camorra non è stato progresso ma distruzione, fecero diventare questo luogo centro di spaccio di eroina e cocaina ancora prima di Scampia. Qui la camorra è stata come un cancro.
Ma ancora tante cose devono cambiare, infatti dall'inizio dell'anno sette minorenni sono stati arrestati nel quartiere per spaccio, ci sono baby gang di appena 10 anni che non vanno a scuola e che faranno una brutta fine se qualcuno non si occuperà di loro.
Sino a quando non ci sarà una giustizia sociale per questa gente, sino a quando non ci sarà memoria e identità culturale, nel quartiere tante troppe persone sono morte ammazzate, ma solo una misera targa per ricordare Raffaele Viviani, grande drammaturgo famoso nel mondo per le sue maschere teatrali.
Carlo ci porta in un luogo simbolo, una sorta di confine tra il quartiere trincerato su se stesso e la città, un tunnel, un vecchio canale percorribile che serviva da sfogo per l'acqua, sino a pochi mesi fa era un cumulo di monnezza, oggi è stato illuminato, ripulito e le pareti dipinte con dei bellissimi murales.
Per sera dormiamo a Gragnano, famosa nel mondo per la sua pasta, qui Carlo si ferma per farci vedere il luogo dove da bambino andava a fare il panino dal salumiere di fiducia. Era Michele Cavaliere, ucciso da un infame agguato messo in essere la mattina del 19 11 1996. Si era rifiutato di abbassare la testa alle richieste di pizzo da parte del boss di Gragnano, quel nicola carfora oggi all'ergastolo per differenti omicidi, lo stesso che nel 2012 un neomelodico durante un concerto si permise di augurargli una presta libertà.
L'ultima storia che Carlo ci porta a conoscere, anche se potrebbe raccontarcene parecchie altre vissute quotidianamente come fa lui, con cuore e passione, è quella dell'unica casa editrice e libreria che esiste per Scampia, la "Marotta e Cafiero".
Arriviamo al centro di Napoli, nel bellissimo teatro Bellini dove la casa edistrice gestisce un sottopalco come bar equo e vendita dei suoi libri.
Ma oltre alla bella storia di imprenditoria giovanile c'è una storia che sta al di sotto di tutto questo impegno. Il protagonista è Antonio Landini, un giovane disabile ucciso dal piombo della camorra perchè si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Oltre alla morte c'è di quel ragazzo c'è l'altra morte di Antonio, quella che chi nasce e chi muore a Scampia è un camorrista.
Antonio perchè considerato camorrista non ha ricevuto un funerale, anzi la famiglia ha dovuto pagare 15 euro al parroco che ha celebrato 15 minuti di rito prima della sepoltura.
Antonio non era un camorrista, era un disabile con un forte handicap, era un ragazzo con sogni che voleva vivere.
Ed è da questo evento che la Marotta e Cafiero nasce, dalla volontà di dare una alternativa a Scampia, dalla voglia di vivere.
Oggi questa piccola casa editrice è un vero Cortocircuito al sistema globale delle mafie, che tutto distrugge.
"Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino: ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell'uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l'uno all'altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo". Sono parole di Aldo Moro.
Aspettando Carlo che finisca di far fare il giro al suo cane ci diamo appuntamento a piazza Aldo Moro a Gragnano. Non posso non notare una bellissima statua bronzea che raffigura Moro, imbrattato con della vernice verde e sotto una targa che riporta una sua citazione che sopra abbiamo trascritto fedelmente.
Il nostro pensiero va subito a Carlo, al suo impegno quotidiano, da cittadino, attivista o giornalista che sia, sempre proiettato a quelle parole di comune accettazione di ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo.
Grazie Carlo.
Mentre scrivevamo questo pezzo, nella notte del 15 dicembre 2014 è accaduto un vile gesto all’interno dell’Asharam. Un incendio appiccato nell’androne della palazzina oltre a creare panico tra la gente ha ferito un ragazzo nigeriano che dormiva, cavandosela con un gomito rotto e delle contusioni.
Per fortuna null’altro, ma è un segnale che ci indigna e ci fa preoccupare. Sicuramente questo significa che il lavoro svolto dall’Asharam e dalle altre associazioni e persone che nel quartiere di Santa Caterina si impegnano quotidianamente per una giustizia sociale stanno facendo bene.
Quindi danno fastidio ai soliti prepotenti, quelli che preferiscono che le cose non cambino, anzi.
CI SENTIAMO DI DIRE CHE NOI SIAMO TUTTI DI SANTA CATERINA, NOI STIAMO CON ASHARAM!
Michele Rallo
Irene Bakkum

domenica 14 dicembre 2014

http://www.ilgazzettinovesuviano.com/2014/12/11/castellammare-presentati-i-progetti-pirap-pronti-interventi-riqualificazione-quisisana/




Castellammare di Stabia. Presentati i progetti Pirap, pronti tre interventi di riqualificazione nella zona di Quisisana.
Il sindaco Nicola Cuomo e l’assessore Alessio D’Auria hanno presentato tre interventi di riqualificazione dell'Acquedotto borbonico, della Chiesa Maddalena a Quisisana e della sorgente di San Bartolomeo previsti nell'ambito dei programmi europei PIRAP finanziati con copertura regionale.
I PIRAP (Progetti Integrati Rurali per le Aree Protette) rappresentano  uno strumento attraverso cui la Regione Campania ha provato a dare risposte organiche alle esigenze delle aree di interesse naturalistico-paesaggistico, disegnando un percorso di sviluppo locale sostenibile, centrato sulla valorizzazione delle risorse del territorio a partire da quelle agricole e sorretto da una coniugazione integrata di tutti i fondi disponibili (FERS, FSE e PSR) in un unico strumento di intervento sostenuto da una condivisione degli obiettivi e delle azioni da tutti i soggetti pubblici locali. I progetti integrati rurali per le aree protette, dunque, sono finalizzati all’adeguamento delle dotazioni infrastrutturali del territorio, al miglioramento della fruibilità dei servizi essenziali alle popolazioni locali, alla diffusione delle tecnologie di comunicazione ed informazione, alla prevenzione dei rischi ambientali nel quadro della valorizzazione naturalistica e paesaggistica del territorio. In tale scenario ne consegue che le aree di riferimento per l’attuazione dei PIRAP sono le Aree Parco.  A Castellammare di Stabia questi progetti furono presentati per la prima volta nel lontano 2009 per poi essere presentati nel giugno del 2012 dall’allora sindaco Luigi Bobbio e hanno continuato il loro iter tecnico-burocratico fino ad approdare alla conferenza stampa di presentazione dello scorso 10 dicembre, svoltasi al Palazzetto del Mare, a cui oltre all’attuale primo cittadino e all’assessore competente hanno partecipato anche Giuseppe Guida presidente del Parco dei Monti Lattari e Luigi Sicignano soggetto attuatore Pirap Regione Campania.  Il presidente Guida ha dichiarato: «Il Pirap nel caso di Castellammare è stata una procedura fortunata perché nel resto della Campania non ha avuto un grosso riscontro. Si è trattato di una partecipazione concordata tra i comuni compresi nell’area del parco dei Monti Lattari. Sono interventi isolati ma speriamo che nella prossima programmazione ci sia la possibilità di inserire nuovi interventi capaci di portare valore aggiunto all’economia e ai territori del parco». A seguire l’intervento del funzionario regionale Luigi Sicignano, che precisa: «Come soggetti attuatori della Regione Campania abbiamo avuto l’onere di istruire i progetti nell’ambito Pirap Monti Lattari. Tali interventi si connotano di una precisa strategia di partenza, si è cercato di effettuare un tavolo di partenariato tra gli enti pubblici creando sinergia al fine di preservare le aree protette della penisola sorrentina. I soggetti pubblici ricadenti all’interno di aree protette hanno effettuato accordi di programma con la regione Campania. Castellammare nel 2009 ha presentato tre progetti , di buona qualità, tutti approvati. Ormai siamo alle fasi finali, siamo prossimi all’affidamento dei lavori, si spera che dal mese di giugno in poi dovrebbero essere conclusi i lavori di tre nuovi siti ammodernati e rivalorizzati». L’assessore comunale all’urbanistica Alessio D’Auria ha illustrato i progetti nel dettaglio: «Per quanto riguarda la piazzetta della Chiesa della Maddalena a Quisisana, l’intervento prevede il rifacimento completo della pavimentazione (attualmente in conglomerato bituminoso) che verrà realizzata in basolato com’era in origine (circa 200 mq); saranno poi ristrutturati i muri in tufo che delimitano l’area; sarà realizzato un ramo fognario nuovo (fecale e pluviale) e la piazzetta sarà arredata con 10 nuovi pali di pubblica illuminazione. Per la sorgente di San Bartolomeo è prevista la pulizia dell’alveo del rivo San Pietro comprendente la  rimozione dei rifiuti vari sversati nell’alveo e lungo i sentieri; l’installazione di una staccionata di protezione e di pannelli segnaletici con cartelli illustrativi sui cenni storici. Infine il progetto per la il recupero del  sentiero dell’ acquedotto borbonico a Monte Coppola e del ponticello sul rivo San Pietro con la rimozione della pavimentazione in getto di cemento esistente sul sentiero e formazione di una strada in terra battuta; manutenzione e pulizia del paramento murario del ponticello; la messa in opera di ringhiere per delimitare il sentiero, realizzate con pali di legno legati tra di loro, ed ancorate al suolo».
Circa sei anni per approvare e poi eseguire  tre progetti di non lieve entità economica ( circa 450mila euro).
I fondi ci sono, sono stanziati, ma impiegano anni per essere utilizzati, gli step burocratici sono tanti, troppi.
Anche quando un progetto è eseguito sorge un altro problema, ancor più demoralizzante, quello del degrado che colpisce le aree faticosamente riqualificate dopo anni di delibere, conferenze e promesse.
 «La nostra amministrazione sta puntando molto sul recupero del parco di Quisisana, siamo particolarmente affezionati a questi progetti che rientrano in un’area importante per la storia di Castellammare. Mi auguro che i cittadini sappiano preservare questi luoghi. Dobbiamo rafforzare il senso della collettività e della responsabilità Bisognerebbe avere maggiore cura del bene pubblico. Spero che questo messaggio di tutelare i beni comuni sia diffuso tra i cittadini. Non sono più tollerabili gli scarichi abusivi i cui costi di raccolta pesano sulla collettività. Non possiamo mettere vigili urbani in ogni punto della città, dobbiamo rafforzare il senso civico degli stabiesi» ha dichiarato infine il sindaco Nicola Cuomo.
Certamente è impensabile mettere vigili urbani dietro l’angolo di ogni strada della città, ma è ancora più utopico affidarsi alla buona volontà dei cittadini “onesti”. Non siamo a Berna, e chi va a scaricare i rifiuti non ha l’aplomb britannico. Certa gente non va semplicemente sensibilizzata, né fermata dai cittadini, chi violenta le aree del nostro patrimonio storico-naturalistico va fermato nel rispetto della legge senza se e senza ma, con gli strumenti che la stessa mette a disposizione. E’ indiscutibile la necessità di un risveglio della coscienza collettiva a tutela dei beni comuni ma allo stesso tempo non si può pensare di sostituire le forze dell’ordine nel controllo del territorio. Questi tre progetti potrebbero rappresentare piccoli ma importanti passi in avanti nel recupero di un’area preziosa come quella di Quisisana, ma non bastano, non possono bastare. Occorre riappropriarsi di quelle zone con iniziative quotidiane di promozione e con un controllo efficace. Non siamo ai tempi dei Borbone che per dirigersi alla Reggia salivano dal centro della città con le carrozze, oggi esistono le automobili ed in pochi minuti le volanti della polizia municipale, dei carabinieri, della polizia, del corpo forestale ( magari coordinati dall’Ente Parco?) potrebbero presidiare a turno i boschi e l’area di Quisisana ripetutamente in balia del degrado e degli scarichi di rifiuti.
Carmine iovine

BUONE FESTE DI NATALE

Il dregado tour è un viaggio tra Gragnano e Castellammare fatto di monnezza e situazioni paradossali. Un viaggio dove i pedoni rischiano la vita, i turisti il voltastomaco e la dignità collettiva la morte.
Cartelloni pubblicitari stracciati e lasciati sui marciapiedi, cumuli di monnezza e di materiale di risulta, buche, auto parcheggiate sulle strisce pedonali, persone che rischiano la vita per scendere a piedi da Gragnano a Castellammare affrontando buio e autovetture.
Ma di che cazzo vogliamo parlare?
Se non si risolvono questi piccoli ( grandi) problemi pensate che riusciremo mai ad affrontare le macroproblematiche?
E' mai possibile, per esempio, che non si riesca a migliorare il percorso pedonale della SS.per agerola e di viale delle Puglie?
Non mi parlate di competenze e cazzate varie perché fate solo i ridicoli, se ho capito qualcosa è che in politica volere è potere, se si vuole si può!
E' mai possibile che quando superiamo quella benedetta salita dopo il Bikini ci sembra di giungere in un'oasi mentre quando dalla penisola sorrentina ritorniamo a Castellammare o Gragnano sembra di essere tornati all'inferno?
E concludo informandovi che non basteranno le tante statue di Madonne e Padre Pio che in modo più o meno lecito state installando ( e facendo installare) ad ogni angolo delle strade, ci vuole ben altro per cambiare le cose!!!!







lunedì 1 dicembre 2014


Demolizione Ecomostro di Alimuri ( Costiera Sorrentina)
30 novembre 2014

Momenti quotidiani al campo EstateLiberi a Favignana ( Isole Egadi)
Luglio 2014

venerdì 7 novembre 2014


 Il Marotta&Cafiero store e Sottopalco caffè letterario al teatro Bellini di Napoli

Nello storico Teatro Bellini di Napoli incontriamo Marcella e Cristoforo, giovani librai della Marotta&Cafiero editori di Scampia, che ci raccontano le tante attività del Marotta&Cafiero Store e di Sottopalco caffè, il caffè letterario più grande del sud Italia.


6 novembre 2014. Intervento del presidente dell' Autorità nazionale anticorruzione, il magistrato Raffaele Cantone, alla rassegna "I Dialoghi sulle mafie" ( 5-8 novembre Complesso San Domenico Maggiore Napoli). Argomento: Mafie nel nord Italia e il fenomeno della corruzione.
http://www.ilgazzettinovesuviano.com/2014/11/07/napoli-i-dialoghi-sulle-mafie-conoscere-i-scenari-globalizzazione-mafiosa/


A Napoli i Dialoghi sulle Mafie per conoscere i nuovi scenari della "globalizzazione mafiosa"


Nella splendida cornice del complesso di San Domenico Maggiore, in presenza di importanti relatori, si sta svolgendo una serie di convegni sul fenomeno mafioso. I Dialoghi hanno avuto inizio il 5 novembre con il ministro della giustizia Andrea Orlando e il cardinale Crescenzio Sepe che hanno affrontato la questione del rapporto dello Stato e della Chiesa rispetto alle mafie, a partire dalla presa di posizione di Papa Francesco. In effetti la recente scomunica da parte di Papa Bergoglio nei confronti dei mafiosi apre nuove prospettive nella lotta alle mafie e allo stesso tempo nuovi interrogativi: una netta posizione che in ogni caso rafforza anche l’azione repressiva dello Stato. Il 6 novembre i lavori hanno visto la partecipazione di don Luigi Ciotti fondatore dell’associazione Libera contro le mafie e di Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia, i quali hanno discusso sulle strategie sociali di contrasto alle mafie. La riflessione si è soffermata in particolare sull’esigenze di una rinnovata azione sociale e culturale dell’antimafia, a partire dalla previsione di nuove misure di riuso sociale dei patrimoni e dei beni sottratti alle criminalità. L’altra tematica affrontata, con l’intervento del magistrato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, è stata quella del “sottile confine” tra corruzione e mafie.
L’ impegno delle mafie in attività legali ha determinato lo svilupparsi di una “zona grigia” , fatta di interessi tra mafia, politici ed imprenditori. Cantone ha spiegato come la figura del mafioso si è modificata nel tempo, perdendo il carattere di fenomeno meridionale e acquisendo sempre più le caratteristiche di un fenomeno economico esteso a tutta la penisola. Il confine tra economia legale ed economia illegale è diventato sempre più labile mentre la corruzione di politici ed amministratori diventa l’accesso privilegiato per l’ingresso delle mafie nel sistema Paese, quello che gli inglesi chiamano National economic system. Gli incontri continueranno fino a sabato 8 novembre. Venerdi 7 novembre alle 17.00 si parlerà di trattativa Stato-mafie con il magistrato Carlo Alemi e lo storico Salvatore Lupo.
Si continua alle ore 18.30 con i magistrati Filippo Beatrice e Corrado Lembo e con il Questore di Napoli Guido Marino, i quali aggiorneranno la platea sulla situazione odierna della lotta alla camorra in Campania. La giornata dell’8 novembre sarà caratterizzata da convegni a partire dalle ore 10.00, con il magistrato Nicola Gratteri e l’antropologo messicano Enzo Segre Malagoli che racconteranno le storie di narcotraffico internazionale ed in particolare il filo rosso che collega il fenomeno dei cartelli di droga messicani alle mafie nostrane, in particolare alla ‘ndrangheta. Si continua alle 11.30 con i magistrati Giuseppe Ayala e Lorenzo Guarnotta ed il regista Ruggero Cappuccio con un Dialogo in ricordo delle vittime delle mafie ed in particolare di Falcone e Borsellino che a distanza di vent’anni dalla loro morte rappresentano ancora oggi personaggi a cui ispirarsi per la battaglia alle mafie. Nel pomeriggio si prosegue con “La Spagna dei camorristi”, un focus sulla colonizzazione della camorra nella penisola iberica, sede di investimenti e traffici dei clan campani, al punto che la Costa del Sol è stata ribattezzata “Cosca” del Sol. Relatori dell’approfondimento saranno lo spagnolo Carlos Cadidanos Anton comandante della Guardia Civil settore antidroga, della magistrato della DDA di Napoli Marco Del Gaudio e del giornalista spagnolo Joan Queralt. Si conclude infine sabato 8 alle ore 18.30 con “Il peso delle mafie nell’economia e nella finanza“ con il magistrato Federico Cafiero De Raho, lo storico francesce Jacque de Saint Victor ed il giornalista Francesco Forgione.
Carmine Iovine



domenica 26 ottobre 2014

12 ottobre 2014
Gragnano, Napoli
Una passeggiata presso l'area interna dell'ex stazione ferroviaria, adibita a parcheggio comunale incustodito, ci porta alla scoperta di due situazioni intollerabili. In primo luogo la questione degli scarichi fognari che si riversano nel torrente Vernotico; in secondo luogo, lo stato indecente in cui versa l'area della storica stazione ( inaugurata nel 1815) lasciata in balia del degrado e dei rifiuti di ogni genere. Stazione chiusa anche con l'avallo dell'amministrazione Patriarca, togliendo a Gragnano un prezioso strumento di trasporto. E' raccontata anche la vicenda dei giardini d'accoglienza posti ai lati dell'edificio ferroviario, oggetto di un progetto proposto da Legambiente per la creazione di orti officinali didattici, approvato dai Commissari Prefettizi e dall'Rfi nel marzo 2014 e, per inezia ed inerzia di qualcuno, mai andato in porto.
Gli amici dell'Unicef presso la loro sede al chiostro medievale di Sant'Agostino a Gragnano, tra volontariato e balli popolari

mercoledì 15 ottobre 2014

 

 Torre Annunziata, Antonio Cavallaro coordinatore del forum dei giovani

Studente in giurisprudenza e coordinatore del forum dei giovani di Torre Annunziata, ci racconta la storia del forum, le attività in corso e i progetti per il futuro.

domenica 12 ottobre 2014


I Video Culturali di Gragnano: "La storia dei carbonari gragnanesi"

Un breve focus sulla interessante storia dei carbonari gragnanesi, due dei quali parteciparono anche alla spedizione dei Mille.

di Giuseppe Di Massa
presidente del Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari Alfonso Maria di Nola.

lunedì 8 settembre 2014

Intervista ad Antonio Pascale del circolo Legambiente Geofilos di Succivo

 https://www.youtube.com/watch?v=OHOXyiD9Lpc&feature=youtu.be

 



Il casale del Teverolaccio
E' una masseria fortificata dominata dalla torre aragonese e circondata da fertili campagne, caratterizzate dalla coltivazione della vite maritata al pioppo, altrimenti detta "alberata aversana". I terreni circostanti al Casale, sottoposto a tutela ai sensi del Codice dei Beni Culturali, sono stati vincolati nel 2007 dal Ministero per i BBCC dopo le denunce di Legambiente GEOFILOS, al fine di preservare il contesto paesaggistico in cui il Casale è nato e si è sviluppato nei secoli. Nel 2011, poi, dopo una vertenza durata 2 anni, Legambiente riesce a sventare il tentativo di costruire oltre 800 appartamenti nelle vicinanze del Casale, con lo strumento del cosiddetto "piano casa". Grazie a Legambiente e ai cittadini che la sostengono, quindi, il Casale è tuttora circondato da campagne, a rappresentare quasi un presidio di territorio agricolo in contrasto con la cementificazione selvaggia che ha portato le case quasi a ridosso della torre.
Nel 2010, all’interno di questi terreni sono stati realizzati, dai volontari di  LEGAMBIENTE, 18 orti sociali, destinati ad anziani pensionati di Succivo che, attraverso pratiche di agricoltura Biologica, stanno coltivando e producendo specialità tipiche locali. Gli stessi anziani collaborano alla realizzazione di laboratori didattici con le scuole al fine di tramandare alle nuove generazioni le pratiche agricole tradizionali. Il giardino "del Principe" si è arricchito nel 2012 di un giardino dei sensi, dove oltre 2000 piantine aromatiche e colorate accompagnano il visitatore in un percorso sensoriale unico.

sabato 6 settembre 2014




Presentazione blog

http://www.ilgazzettinovesuviano.com/2014/09/05/santa-caterina-emergenza-crolli-amianto/


Quartiere Santa Caterina, emergenza crolli e amianto



“Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi ha già troppi impegni per scaldar la gente d’altri paraggi…”, cantava De Andrè nel lontano 1965. Niente di più attuale per Castellammare: mentre molte città, come la vicina Salerno, hanno puntato proficuamente sulla riqualificazione dei centri storici, per la Stabia le antiche viuzze continuano ad essere dimenticate. I presupposti per un riscatto sociale ed economico del quartiere ci sarebbero tutti: la vicinanza al porto, la presenza delle storiche fontane, i numerosi ristorantini e chalet.

Sarebbe facile pensare che il vero ostacolo alla riqualificazione di Santa Caterina possa essere il quartiere stesso. Sarebbe fin troppo scontato puntare il dito contro quello che per molti è ritenuto ancora una storica roccaforte dello spaccio e della malavita stabiese. Ragionando così si cadrebbe in una logica anacronistica, non si farebbe altro che sprofondare in uno scontato pregiudizio. Santa Caterina non è più quella degli anni ‘90, quando di sera non si poteva camminare perché le strade e le viuzze erano controllate dagli spacciatori e dai loro sgherri. All’epoca i cittadini onesti erano impotenti, non potevano fare altro che stare in casa e sperare che la nottata passasse presto. Oggi, sebbene molti problemi siano gli stessi di vent’anni fa, è cambiato qualcosa dal punto di vista sociale e chi vorrebbe una Castellammare di prima classe fatta di negozi illuminati e gente perbene, ed una Castellammare di seconda classe fatta di quartieri degradati ed abitanti omertosi, si sbaglia di grosso.
Quello che sta succedendo negli ultimi tempi a Santa Caterina ne è la prova: da una parte l’emergenza crolli di calcinacci, i palazzi pericolanti, e l’incubo dei depositi di amianto; dall’altra l’attivismo, la dignità e la voglia di riscatto di molte persone. L’esempio lampante è un palazzo diroccato in via Cognulo. L’edificio, abbandonato dal terremoto dell’80, dopo numerose segnalazioni dei residenti è stato oggetto di un intervento straordinario di pulizia e sbancamento ad opera di una ditta incaricata dal comune. In questo caso sembrava che le istanze dei cittadini fossero state ascoltate, fino a quando, sotto le macerie e i rifiuti, sono spuntati grandi cumuli di amianto. Il pericoloso ritrovamento ha determinato la sospensione dei lavori ma soprattutto un intollerabile caos. L’amianto non è stato inizialmente coperto e l’area non è stata adeguatamente messa in sicurezza, addirittura nei giorni subito successivi sono stati i residenti a bagnare l’amianto per evitare che il vento potesse disperderne le polveri. Solo pochi giorni fa è intervenuta un’altra ditta per mettere in sicurezza l’area con della vernice idroprima per amianto e ricoprendo i cumuli con un telone. Ma la storia non finisce qui, è facile capire che oltre al pericolo di un crollo imminente, si aggiunge ancora l’incubo dell’amianto visto che la messa in sicurezza non è stata effettuata come di dovere: non basteranno della vernice, un telone impermeabile e delle reti di ferro messe a casaccio a far dormire sonni tranquilli ai residenti.
Molti parlano di grave disorganizzazione nei lavori di sbancamento prima e nella messa in sicurezza dopo; si racconta di operai all’opera senza il rispetto di alcuna norma di sicurezza e dell’assenza di un tecnico preposto alla guida delle operazioni e di chicchessia in rappresentanza del comune. I cittadini non hanno intenzione di restare con le mani in mano, sono numerose le segnalazioni e le richieste dirette al poco distante Palazzo Farnese. “Chiediamo la messa in sicurezza e la riqualificazione del quartiere, adeguata illuminazione, cassonetti per la spazzatura, maggiore presenza dei vigili urbani ed in generale una effettiva considerazione da parte dell’amministrazione comunale”, ha affermato Vincenzo Garofalo presidente del Comitato Centro Storico Stabia Plinio Seniore. Quest’ultimo, insieme all’associazione Myo, è stato tra gli organizzatori lo scorso 26 luglio dell’iniziativa “Santa Caterina quartiere aperto” che ha visto la partecipazione di tremila persone accolte con balli popolari, eventi artistici e culinari. In quell’occasione e nei giorni successivi a spese dei residenti sono stati creati murales e comprate luci ed intonaco per abbellire i punti più degradati. C’è ancora molto da fare e sono ancora tanti i residenti del quartiere da sensibilizzare. Santa Caterina non può essere più una zona da evitare ma deve trasformarsi in una risorsa per la città. Per questo è necessario un impegno convinto e costante da parte di tutti. Prima ancora di necessari e lungimiranti progetti di riqualificazione, occorre innanzitutto partire dagli interventi di messa in sicurezza oltre che da una maggiore presenza fisica di vigili urbani e perché no anche dei membri della giunta. Se è vero che poche persone, con pochi strumenti sono riuscite a popolare il centro storico con tremila persone in una sola sera, immaginate allora cosa succederebbe se ad essi si unissero la cittadinanza e l’amministrazione comunale.
Carmine Iovine

venerdì 5 settembre 2014

Quando non vanno in Africa é l'Africa a cercarle.



Erica, Silvia e Adele
rispettivamente originarie di Gragnano, Castellammare di Stabia e Santa Maria la Carità oltre alla professione medica, hanno in comune una forte passione civile.
Ad accomunarle anche recenti esperienze di volontariato in Africa e quando non sono loro ad andare lì è l'Africa a cercarle.
Nessun riflettore puntato, nessun premio morale né economico in ballo eppure si sono fatte trovare pronte e disponibili quando è stato chiesto il loro aiuto per gli amici africani ospiti dell'Asharam.
Sono riuscite a ritagliarsi uno spazio di tempo per aiutare loro coetanei, senza ricevere nulla in cambio, se non la gratitudine. Non sono gesti da poco, dopo notti passate di turno in ospedale, avrebbero potuto rivendicare il diritto sacrosanto di riposarsi.



martedì 8 luglio 2014


PROSSIMI APPUNTAMENTI di passione civile tra Gragnano e Stabia

sabato 12-19-26 Luglio dalle ore 16 alle 20: visite guidate gratuite ai reperti dell'antiquarium stabiano presso la Reggia di Quisisana ad opera dei volontari del circolo Legambiente Woodwardia.

domenica 13 luglio dalle 9:30 zona accoglienza zona presepe: "Una foto in valle" gara fotografica presso la Valle dei Mulini di Gragnano organizzata dal comitato " Gli amici della valle dei mulini".

giovedi 17 Luglio dalle ore 15: presso la ciclofficina popolare Raffaele Viviani via Bonito n° 4 Palazzetto del Mare iniziativa  " Un giorno in bici " attività di sensibilizzazione all'uso della bici e della mobilità sostenibile ad opera dei volontari dell'associazione "Gli amici della Filangieri".


lunedì 7 luglio 2014


Sulle questioni ambientali potrei stare ore a parlare esprimendo la mia opinione su cosa si dovrebbe fare e su cosa si non si dovrebbe fare per migliorare le cose.
Dinanzi la "questione migranti" invece non riesco a parlare nemmeno per un secondo, penso che le argomentazioni socio-politiche vanno lasciate ad altri, quelli bravi in queste cose, la questione è troppo ampia e dal sociale si passa alla geopolitica e da questa alla storia, quella vera non quella dei libri studiati nelle nostre scuole. Spero sia la politica a prendere delle soluzioni, magari le migliori possibili.
Nel mio piccolo dinanzi a questa situazione riesco a pensare ad un'unica cosa: l'ospitalità. Quella che i greci chiamavano "Xenia", intesa come convivenza civile.
Abbiamo il dovere morale di ospitare finchè è nelle nostre possibilità.
Abbiamo l'obbligo sociale di condividere nel senso profondo del termine.
Non saprei aggiungere altro.

sabato 5 luglio 2014

MILANO

 Ristorante “solidale” a un euro, Si chiamerà «Ruben», come il contadino della sua infanzia morto di freddo. L’imprenditore: «Ho avuto tanto, ora voglio aiutare gli altri»

Il piede mancino di Brehme il biondo. Il tiro-saetta di Matthäus il duro. E le ossa leggere di Ruben il contadino che abitava in una stalla insieme a due cavalli, dormiva sulla paglia, come armadio aveva tre chiodi piantati nel muro, la domenica finiva in trattoria, un intero pollo arrosto per la fame, un’intera bottiglia di vino rosso per la sbronza di felicità. 
Ruben che morì da barbone senza esserlo; Ruben che diventerà un ristorante per i barboni che non lo sono: papà separati, cinquantenni licenziati, persone schiantate dai debiti, e poi ex carcerati, profughi appena sbarcati, parenti dei malati in trasferta. Il ristorante «Ruben» aprirà a settembre in via Gonin 52. Cinquecento coperti su due turni, dal lunedì al sabato. Via Gonin è periferia sudata e affannata, di tram pieni e parchi sporchi, di facciate di palazzi con le crepe e lunghe chiacchierate sui ballatoi. Il prezzo sarà di 1 euro e i clienti verranno inviati da parrocchie, centri d’ascolto e realtà del volontariato. L’obiettivo sarà accogliere e offrire uno spazio ospitale, lontano dagli stereotipi degli stanzoni dell’emergenza. Non un trucco: piuttosto un tentativo per far ritrovare dignità, fin dall’impatto visivo. E non una soluzione definitiva: permanenza massima di due mesi, perché a un certo punto ci si deve alzare per forza.
Le vite intense, anche quelle ordinate, possono permettersi più amori. E naturalmente escludendo la moglie Ivana e la figlia Valentina, per tacere dell’azienda che a 73 anni dirige lavorando se serve quattordici ore al giorno, Ernesto Pellegrini, di amori, ne ha avuti altri. E s’è comportato di conseguenza. Con quei formidabili campioni tedeschi (c’erano anche Rummenigge e Klinsmann) della sua Inter da presidente, tra il 1984 e il ‘95, ancora si tiene aggiornato. Sms dal telefonino piccolo e datato; sono testi brevi, concisi, di saluto e di domande su come va. Da entrambi le parti è d’obbligo il lei. Anche Ruben fu uno da lei. («Ero ragioniere e per lui me lo meritavo...»). Pellegrini gli intitolerà il ristorante alla memoria, mezzo secolo dopo. Quand’era bambino e ragazzino, in via Bonfadini - di nuovo periferia, distese di terra feconda trasformate in palazzi popolari -, nella cascina che la famiglia Pellegrini divideva in affitto con altre famiglie, c’era un contadino. Ruben, per l’appunto. Arrivava da Cremona. Faticava nei campi: con l’aratro, con la vanga, con le mani. A un certo punto, per far posto a progetti edilizi, la cascina fu abbattuta e la gente cacciata. Agli inquilini (tutti poveri, i Pellegrini erano ortolani) furono date due stanze dove capitava in città. Chi non aveva un alloggio, come Ruben, si dovette arrangiare. Pellegrini aveva vent’anni. Aveva iniziato a lavorare alla Bianchi. Lo stipendio serviva per far quadrare i conti di casa. Però ci pensava, a Ruben. Aveva (e si era) promesso d’aiutarlo. Gli avrebbe trovato un’occupazione e un appartamento. Serviva giusto un attimo di pazienza, si ripeteva, le cose si sarebbero aggiustate. Il tempo di mettere da parte qualche risparmio. Una mattina Pellegrini sfogliò un quotidiano. E lesse il grande titolo: «Barbone muore assiderato nella sua baracca». Era Ruben. Il ristorante è il primo passo della Fondazione Ernesto Pellegrini, nata lo scorso dicembre per volontà del presidente, della signora Ivana, di Valentina e di suo marito Alessandro Ermolli.


Corriere della sera 5 luglio 2014


mercoledì 2 luglio 2014

Il processo Dell'Utri ultimo capitolo

   <<Marcello Dell’Utri per 18 anni, dal ’74 al ’92 è stato il garante “decisivo” dell’accordo tra Silvio Berlusconi e Cosa nostra e “la sistematicità nell’erogazione delle cospicue somme di denaro da Marcello Dell’Utri a Gaetano Cinà sono indicative della ferma volontà di Berlusconi di dare attuazione all’accordo al di là dei mutamenti degli assetti di vertice di Cosa nostra”. Così la Cassazione nelle 74 pagine di motivazioni depositate oggi spiega il perché, lo scorso 9 maggio, ha messo il bollo definitivo sulla condanna a 7 anni di reclusione nei confronti dell’ex senatore di Forza Italia per concorso esterno in associazione mafiosa.>>
Fonte "Il Fatto quotidiano"  1 luglio 2014

<<Marcello Dell'Utri "ha consapevolmente e volontariamente fornito un contributo causale determinante, che senza il suo apporto non si sarebbe verificato, alla conservazione del sodalizio mafioso e alla realizzazione, almeno parziale, del suo programma criminoso volto alla sistematica acquisizione di proventi economici ai fini della sua stessa operatività, del suo rafforzamento e della sua espansione", scrive la prima sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della sentenza. Tale "contributo causale determinante" è stato fornito da Dell'Utri "assicurando un costante canale di collegamento tra i partecipi del patto di protezione stipulato nel 1974" e andato avanti "senza interruzioni" fino al 1992 "e garantendo la continuità dei pagamenti di Silvio Berlusconi in favore degli esponenti dell'associazione mafiosa, in cambio della complessiva protezione da questa accordata all'imprenditore".>>
Fonte Repubblica 1 luglio 2014
 
 







martedì 1 luglio 2014

I figli di Mama Africa nella palazzina confiscata al clan D'Alessandro


Non sanno nemmeno cosa sia Napoli e dove si trovi Castellammare di Stabia. Conosco poco o niente dell'Italia. L'unica cosa che chiedono è di poter connettersi ad internet, accedere a Facebook e contattare amici e parenti in patria.
I venti figli di mamma Africa sono silenziosi,lenti nei movimenti, impacciati, confusi. Vedono il mare dalla finestra e forse pensano al dondolio asfissiante del barcone. Uno di loro chiede una sigaretta, chiedono di poter vedere la partita. La loro Nigeria ha fatto bella figura ai Mondiali, ci tengono a dirlo. Parlano un buon inglese e l'unica parola che usano all'unisono è "Dangerous" per indicare la loro terra quasi a volersi giustificare per il fatto di essere arrivati lì, in quel posto con bandiere della pace, con tante foto di Gandhi e libri di Tolstoj, laddove prima c'era la Camorra.

lunedì 30 giugno 2014

Ecco, questo è il primo post, forse sarà l'ultimo o forse il primo di una lunga serie. Il Saggio direbbe che un buon sarchiapone si vede dal mattino