martedì 7 luglio 2015

A Gragnano un incendio in pieno centro, probabile origine dolosa

La scorsa notte un incendio ha colpito un automezzo e due autovetture in pieno centro a Gragnano. Le prime indiscrezioni delle indagini parlano di matrice dolosa, notizia ancora da ufficializzare. Per il momento quindi meglio non dare nulla per scontato, salvo riflessioni personali scortate dall'uso del "modo" condizionale.
Se la combustione fosse davvero dolosa gli scenari potrebbero essere stati diversi ma, presubilmente, l'origine unica: la longa manus della malavita locale che da sempre controlla, o cerca di controllare, le luminarie e le altre attività connesse alle feste patronali. Un piccola fetta di diverse migliaia di euro che fa gola, non per altro per questioni di cd. "territorialità". Una storia che mi ha fatto ricordare altre vicende made in Gragnano. In primo luogo ho ricordato "il saluto di presta libertà" che proprio durante la festa del Carmine di qualche anno fa il noto neomelodico R.Miraggio dedicava a Nicola Carfora, capo paranza gragnanese, condannato all'ergastolo, in via definitiva, per l’omicidio dell’imprenditore Michele Cavaliere, colpevole di non essersi voluto piegare alla infame legge del racket. Poi ho ricordato le intercettazioni del clan Di Martino (padre e figlio) con oggetto brogli elettorali e controllo del territorio, tral'altro citando anche il nome di tale Serrapica Michele ( che pare sia stato anche sindaco di Gragnano), ma questi sono dettagli. Poi ho ricordato che Gragnano vanta il primato per aver dato i natali ad uno dei pochi politici di caratura nazionale ( ad oggi se non sbaglio l’unico in Campania) ad essere stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa (in Italia si sa, non è facile che un processo porti a tanto). Ho ricordato che il consiglio comunale precedente a quello attuale (sempre se non sbaglio) è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche. Ho ricordato la storia delle piantagioni di canapa, dei relativi maxi sequestri e delle montagne off-limits. Ho pensato alla sparatoria a via Roma, sempre in pieno centro città, di qualche settimana fa, con tanto di gambizzazione. Ho ricordato l’agguato al boss Gennaro Chierchia di qualche anno fa, sempre in pieno centro, in una pasticceria, stile film gangster americano o telefilm nostrani, però di quelli fatti bene che diventano anche “tormentone”, per la buona pace delle coscienze. Ho pensato alla relazione della commissione prefettizia d’accesso che parlava di: “collegamenti diretti tra componenti dell’amministrazione gragnanese, dipendenti comunali e la criminalità organizzata”. Ho ricordato l'ultima relazione della Dia che parla di clan ancora molto attivi nella zona stabiese-monti Lattari. Ho ricordato l’esplosione di un supermercato a Castellammare, qualche mese fa sempre in pieno centro e ripensandoci per bene, negli attuali, e social mediatici, commenti dei “gragnanesi doc” ho rivisto, identici, quelli degli “stabiesi doc”. Abbasso la camorra, viva la legalità. "La camorra esiste ancora, va combattuta". Lo sdegno è tanto peccato che durerà poco, peccato che è "fomentato" da pochi. Ancor più peccato è l'avere la memoria corta, soprattutto alle urne. Ci sarebbe tanto e tanto da ricordare, a cominciare dalle quotidiane incoerenze sociali, culturali ed elettorali del "gragnanese doc medio" di turno. Ma si sa, il paese è piccolo (30 mila abitanti, al 314° posto in Italia per numero di abitanti, mica son proprio così pochi) tutti si conoscono. Ma ora meglio smetterla di ricordare, per la buona pace di tutti, a partire dalla mia coscienza, colpevole, più o meno, come quella di tutti gli altri compaesani doc di un paese in cui nessuno è moralmente vergine, nemmeno i bambini.

lunedì 6 luglio 2015

A Favignana chi inquina accusa, chi denuncia è mascariato

A Favignana si celebrano gli indagati e finiscono sotto accusa coloro i quali si occupano di ambiente e lotta a Cosa nostra.

 
Estratto da "Trapani e quell'antimanfia che finisce sempre sotto attacco"
in www.antimafiaduemila.com
di Rino Giacalone

Non ce ne vorrà il sindaco delle Egadi Giuseppe Pagoto che ogni giorno ce la mette tutta perchè dell'arcipelago si parli sempre bene e sforna continui comunicati stampa in tal senso. Non ce ne vorrà perchè sulla bellezza e sul fascino delle tre isole che stanno dirimpetto Trapani, Favignana, Levanzo e Marettimo, senza dubbio conveniamo perchè sono indubbiamente tra i "pezzi" più belli che la nostra Sicilia può mettere in mostra senza tema di smentita. Ma al solito è proprio sulle cose più belle che il malaffare, di qualunque genere, è pronto a mettere le mani. E chiudere gli occhi o comportarsi come fa lo struzzo significa finire con il dare una mano ai peggiori delinquenti. A Favignana sta accadendo questo da qualche tempo. Dopo l'”epopea” finita malamente di quel sindaco che non potendosi ricandidare candidò alle ultime elezioni la moglie, adesso sembra che le cose si stanno a tornare mettere male per l'amministrazione favignanese. Nel senso che dinanzi all'esplodere di alcuni scandali si è creata quasi una fase attendista invece che scegliere quella interventista, per smarcarsi subito e schierarsi. Lo racconta un consigliere comunale, Michele Rallo: “In questo momento a Favignana - dice - non è facile prendere delle posizioni, uscire allo scoperto, tanto più se sei un consigliere comunale sulla bocca di tutti, oppure porti con te dei valori con le rispettive associazioni di cui sei un attivista”. Facciamo parlare Rallo non a caso. Giorni addietro il suo nome è finito stampato sulla lettera di dimissioni da consigliere firmata da Ippolita Sammartano. Lei, indagata per abusivismo e violazione delle normi ambientali, indagata in buona compagnia, quella dell’imprenditore edile Salvatore Di Girolamo, che nel 2008 finì arrestato e condannato nell’ambito delle indagini su appalti pilotati e mazzette, ha scritto le sue dimissioni prendendo di petto Michele Rallo, accusandolo di aver fatto la “spia”. Ippolita Sammartano e Salvatore Di Girolamo sono indagati per avere violato le norme di tutela ambientale per sistemare la spiaggia del villaggio turistico approdo di Ulisse, dove la Sammartano è direttore. Sembra essere questa la punta di un iceberg, di uno scandalo che potrebbe scuotere l’isola per via soprattutto del coinvolgimento dell’imprenditore Di Girolamo. Invece? Invece non accade nulla, o meglio qualcosa c’è stato. Da quel giorno in poi, dopo che il Consiglio comunale ha scelto la via del silenzio sulle dimissioni della Ippolito Sammartano, per le stradine dell’isola si è cominciato a sentir raccontare di tutto, ovviamente i più contro il consigliere Rallo. Poi profittando di una sua assenza prolungata dall’isola, la scena criminale è stata bella e descritta. “Michele Rallo è stato arrestato, è agli arresti domiciliari, ha fatto brutte cose quale dipendente di una banca”. Nelle stesse giornate qualcuno è andato a Punta Sottile dove in una villetta sequestrata Libera ha sistemato il proprio presidio di Favignana, Michele Rallo è un’attivista di Libera, ebbene ha preso una bandiera di Libera, l’ha spezzata e l’ha gettata su un braciere per fortuna spento. “La lettera con la quale la Sammartano si è dimessa da consigliere - evidenzia Rallo - è diventata nel giro di pochissimi giorni il segreto di pulcinella. Non si legge in consiglio comunale per una questione di delicatezza, ma tutto il paese ne ha una copia o ne conosce i contenuti. E l’accusato sono io”. Rallo ha deciso di querelare. “Si è scelto il silenzio su una vicenda grave per il coinvolgimento di un soggetto conosciuto da tutti a Favignana, è uno che si sa dare da fare, uno che acchiappa tutto quello che si può fare, costi quel che costi. Lavori privati ma anche lavori pubblici, c'è sempre la sua presenza che sovraintende, che opera facendo muovere una rete di interessi, anche in quei lavori dove il suo nome non figura”. Michele Rallo non molla e coglie al volo l’occasione per incoraggiare i suoi concittadini: “A Favignana si percepisce la presenza di una camera di compensazione nota a pochi soggetti ma questa indagine condotta dagli investigatori della sezione di pg della Forestale mi fa capire e ci fa capire che è arrivato anche il momento che le persone di buona volontà, le persone per bene non abbiano più paura o timore di affrontare questo status quo, possono uscire allo scoperto a testa alta, perchè ci sono altrettante persone di buona volontà, su tutta la magistratura, le forze dell'ordine, alcune parti delle istituzioni e la società civile che si stanno adoperando a fin che tutto questo venga a terminare”. Michele Rallo lancia le sue parole, mentre arriva l’ennesimo comunicato stampa del Comune, dove si pubblicizzano al solito tante belle cose, ma forse per il sindaco è arrivato il momento di dire la sua su quello che sta accadendo. Non è bello vedere l’impegno sociale contro i deturpatori dell’ambiente, i sostenitori della legalità, contro ogni forma di mafia, finire calpestato da bugie e… silenzi.

*Mascariare in siciliano significa "tingere con il carbone" nel senso di sporcare, imbrattare la reputazione di una persona.

mercoledì 1 luglio 2015

Farabutto fu lo zelo della Soprintendenza, via da Palazzo Reale le foto delle vittime di camorra

La Soprintendenza ha ordinato la rimozione delle foto delle vittime innocenti delle stragi e della camorra dalla facciata della Reggia alla scadenza dei termini dell’iniziativa, senza dare alcun preavviso né comunicazione.

                           Zelo farabutto o secondi fini?








"NONINVANO" è il titolo del progetto di sensibilizzazione sul tema delle vittime innocenti della criminalità promosso dalla Fondazione Polis della Regione Campania, da Libera e dal Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità.
106 foto di vittime per fare memoria dei 335 innocenti uccisi dalla violenza criminale in Campania, ma soprattutto per affermare attraverso i loro volti che queste stesse vittime non sono morte invano. Le immagini sono affisse nella città di Napoli all'esterno delle facciate del Palazzo della Regione Campania, in via Santa Lucia, via Raffaele De Cesare, via Generale Orsini e via Marino Turchi e all'esterno della facciata di Palazzo Reale in piazza del Plebiscito. 
«Riteniamo sinceramente incomprensibile l’operato della Sovrintendenza in merito alla rimozione delle foto delle nostre vittime da Palazzo Reale». Così il presidente del Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità Alfredo Avella commenta la disinstallazione della mostra #NONINVANO, promossa dalla Fondazione Polis insieme allo stesso Coordinamento e all’associazione Libera.
106 foto «Le 106 foto affisse sulla facciata di Palazzo Reale hanno rappresentato non solo un forte richiamo al senso della memoria degli innocenti uccisi dalla violenza criminale, ma soprattutto un monito per istituzioni e cittadini, spesso distratti, sull’importanza della legalità quale fattore prioritario di crescita del territorio», continua Avella.
Volti accartocciati a terra»
«Vedere i volti dei nostri cari accartocciati a terra come se si trattasse di banalissimi e insignificanti manifesti pubblicitari ci ha fatto male, molto male. In questo modo è stato calpestato non solo il loro ricordo e il senso profondo del loro sacrificio, ma anche l’impegno di noi familiari, che nonostante tutto continuiamo a credere nel riscatto del nostro territorio».
Singolare «intransigenza della Soprintendenza»
«Inopportuna e ingiusta ci appare l’intransigenza della Sovrintendenza, nonostante la tempestiva comunicazione. Ne censuriamo fortemente il gesto, al di la delle ragioni che hanno portato a tale scelta. L’atteggiamento offensivo e la scarsa sensibilità dimostrata non possono non lasciarci perplessi e basiti di fronte al forte degrado e all’abbandono in cui versa il patrimonio artistico napoletano», rammaricato aggiunge il presidente del coordinamento. «Adesso non è ‘vuota’ solo la facciata di Palazzo Reale, è certamente più ‘vuota’ tutta la città di Napoli, in modo particolare quella che lotta per la legalità e la giustizia», conclude Avella.

 «In realtà – spiega Paolo Siani, presidente di Polis – la Soprintendenza ci aveva detto che i pannelli sarebbero rimasti per circa due mesi. Ma non c'è mai stato nessun accordo scritto. Quello che ci addolora è che con quelle foto avevamo inaugurato un nuovo modo di fare impegno civile per risvegliare le coscienze e dire ai cittadini "questi sono volti di vittime da non dimenticare".
Ora dove le metteremo? Per adesso sono nei locali della nostra sede, ma non possiamo certo riporle in un cassetto». Tra i 106 volti delle vittime ve ne sono tanti che la maggior parte della gente comune ignora: Simonetta Lamberti, uccisa a Cava dei Tirreni nel 1982 a soli 10 anni da un commando killer che voleva ammazzare il padre, il giudice Alfonso Lamberti e che proprio ieri ha visto confermata la pena di 30 anni per uno dei sicari; Federica Taglialatela, 12 anni, di Ischia, una delle vittime della strage del Rapido 904; Daniele Del Core, 18 anni, ucciso nel 2006 per aver difeso un amico; Gianluca Cimminiello, tatuatore di 31 anni di Casavatore ammazzato per vendetta nel 2010; Gelsomina Verde, barbaramente trucidata nel 2004 durante la faida di Scampia; Matilde Sorrentino, 49 anni, assassinata sull'uscio di casa nel 2004 per aver difeso i bambini di una scuola (tra cui suo figlio) da una banda di pedofili a Torre Annunziata e tanti altri nomi che ancora attendono giustizia e verità.
Il progetto «Noninvano» ha, infatti, lo scopo di sensibilizzare sul tema promosso da Polis, Libera e Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità e fare memoria di quei martiri le cui vite sono state interrotte dalla violenza criminale. Una campagna che esprime il senso della memoria e dell'impegno sociale che caratterizza i familiari delle vittime, quotidianamente attivi nel diffondere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile, per testimoniare che i loro cari sono stati uccisi «noninvano». «Quei volti sono simbolo di vita, non di morte – dice Pasquale Scherillo, referente di Libera Sport e presidente dell'Associazione intitolata al fratello Dario, ucciso per errore nel 2004 a 26 anni a Casavatore – . Tutti sorridenti in queste foto, sono una cicatrice sanguinante della nostra città e Napoli non si deve vergognare di loro, ma si deve dare forza perchè da quei volti nascono realtà e lotte sane contro la camorra. È proprio la condivisione con gente estranea ai fatti, che non sa, che non conosce, che serve a far aprire gli occhi e a cercare di comprendere un mondo apparentemente lontano». Intanto l'appello di Siani è diretto: «Siamo in contatto con la Reggia di Caserta che dovrebbe esporre le foto su ponteggi liberi. Ma invito le istituzioni locali, in primis il Comune di Napoli, a farsi avanti per dare una casa a questa mostra». Un'idea? «Castel dell'Ovo o i porticati del Plebiscito. La gente ha risposto bene all'iniziativa, abbiamo anche raccolto in una serie di interviste». Un dubbio tuttavia si affaccia sullo sfratto del progetto «Noninvano»: che abbia dovuto far posto al concerto de Il Volo previsto per sabato 4 luglio?

In corrieredelmezzogiorno.it http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/15_luglio_01/vittime-innocenti-clan-familiari-dolorosa-offensiva-rimozione-nostri-cari-palazzo-reale-foto-d8c01e16-200d-11e5-9999-d324b7d1d245.shtml

 In Corriere del Mezzogiorno del 1 luglio 2015 pag 4 
In IlMattino.it
http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/napoli-mostra-plebiscito-clan/notizie/1440706.shtml