martedì 9 febbraio 2016

Ma siamo sicuri che non ci sia anche qualche problema nel movimento ambientalista italiano?

Il sindaco Pescatore. Il film sulla storia di Angelo Vassallo. Con tutti i limiti che può avere un film che affronta una storia così importante, vederlo è stato molto emozionante ed esemplificativo.
Il bravo Castellitto ha fatto conoscere a milioni di persone una storia che fino ad ora, sia chiaro, aveva avuto un risalto mediatico di “nicchia”. Finalmente useremo la figura di Angelo Vassallo come termine di paragone per una buona politica, per una buona amministrazione locale. Chi non vorrebbe un sindaco come lui, che partendo dalla “semplicità” possa cambiare le nostre città, scardinando equilibri ed abitudini radicate? Non venite a dirlo a me, figlio di una città, Gragnano, che da più di 15anni non riesce ad avere un’amministrazione che completi il mandato (e magari fosse solo questo il problema).

Ma il film di ieri sera mi ha dato spunto per un’altra riflessione: quella sull’ambientalismo nostrano.
E’ vero, la maggior parte dei nostri problemi deriva troppo spesso dalla mala-politica e dalla mala-amministrazione. Ma siamo sicuri che non ci sia anche qualche problema nel movimento ambientalista italiano? 

Ad un ambientalismo campale, di azioni drastiche, magari con scioperi della fame e manifestazioni, stiamo preferendo un ambientalismo da web. Per fare un esempio, in questi mesi abbiamo assistito allo scioglimento del Corpo Forestale senza avere la forza di organizzare una manifestazione di massa che bloccasse il paese. Eppure tutti noi “ambientalisti” conosciamo il ruolo fondamentale ed imprescindibile che negli ultimi anni la Forestale ha avuto nel contrasto all’inquinamento, al bracconaggio e alle ecomafie. Negli ultimi mesi abbiamo imbastito una difesa contro le trivelle nei nostri mari, e abbiamo vinto qualche scaramuccia ma la battaglia finale ancora si deve giocare. 

Ci sono alcune cose poi che non mi quadrano: vedo associazioni di “guardie ambientali” che spuntano come funghi, con auto, jeep e attrezzatura varia, ma che poi non usano mai se non per presentarsi ai convegni (E non intervengono nemmeno se una specie rara ferita gli si presenta sotto la sede). Dobbiamo evitare di andare verso un ambientalismo fine a se stesso che non ha la forza di muovere le masse e coinvolgere veramente le persone. I passi avanti sono stati tanti in questi ultimi anni, ed in generale c’è maggiore sensibilità; ma troppo spesso, alle dichiarazioni di intento non sono seguiti i fatti. Basta leggere qualsiasi carta internazionale, dalla dichiarazione di Stoccolma in poi, per vedere che sono praticamente inefficaci ed inapplicate. In giro sono ancora troppo poche le persone che si battono concretamente per le questioni ambientali, dedicando per esse tempo ed energie.

Ancora troppo poche le forze dell’ordine ed i magistrati preparati su tali tematiche. In Parlamento le istanze ecologiche sono parzialmente rappresentate:  paghiamo ancora il dazio del fallimento  totale delle liste “verdi” degli anni ’90. Così come paghiamo le incoerenze di chi, politicamente, si spaccia per “ecologista” e poi è il primo, per esempio, a gettare le cicche di sigaretta ovunque. Dal punto di vista giuridico, dopo vari tentativi di unificare la legislazione ambientale, stiamo di nuovo cadendo nella trappola  della diversificazione delle discipline. Se non cambiamo passo, noi “attivisti convinti” e cominciamo a coinvolgere quante più persone possibile, facendo da battistrada per un cambiamento epocale, non andremo da nessuna parte. Se vogliamo ottenere veri cambiamenti solo con le petizioni on line, con i convegni o con le iniziative di pulizia non andremo da nessuna parte. 

Dobbiamo  cominciare a rischiare e a giocarci il tutto per tutto, a costo di essere totalmente controcorrente. Dobbiamo alzare il livello di “scontro”. Ogni generazione ha le sue guerre, e sperando che in futuro non ce ne siano di altre ancora più gravose, quella della mia generazione è proprio questa a tutela dell’ecosistema. A costo di mettere in secondo piano la nostra vita privata, dovremmo tutti impegnarci per cambiare questa situazione perché altrimenti lasceremo ai nostri figli un pianeta peggiore di quello che abbiamo ereditato.  

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